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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2011 alle ore 16:41.

La culla della vita, il luogo in cui le prime molecole si diedero appuntamento attorno a 4 miliardi di anni fa per dare inizio allo strepitoso esperimento ancora in corso sul nostro pianeta potrebbe essere sulle falde di un vulcano che oggi ha lasciato le proprie tracce nel sudovest della Groenlandia. È questo il posto in cui, secondo un gruppo di ricerca internazionale, ci sarebbero state le condizioni ideali per l'emergere delle prime biomolecole.
E non solo, ma lì i ricercatori hanno trovato tracce anche di alcuni elementi chimici ritenuti indispensabili per accendere la miccia della vita. In particolare uno, la serpentinite, un materiale che oggi si usa anche per realizzare gioielli e che stato scoperto appunto anche nei fanghi vulcanici di Isua, a 150 km circa da Nuuk, la città più grande della Groenlandia.
Il team guidato dagli scienziati del Laboratorio di Geologia di Lione, che fa parte del Cnrs, il Centro nazionale delle ricerche francese, hanno pubblicato i loro risultati su Pnas, prestigiosa rivista scientifica dell'Academia delle Scienze statunitense. La loro ipotesi è che attorno a quattro miliardi di anni fa, ossia nell'epoca alla quale normalmente gli scienziati collocano l'inizio della vita sulla Terra, proprio nei fanghi vulcanici di Isua si siano create le condizioni più favorevoli per la formazione di nuoe molecole, con temperature tra i 100 e i 300 °C e la formazione di serpentinite basica, in grado di stabilizzare e far sopravivere i primi aminoacidi, ossia i mattoni fondamentali delle proteine e della vita come noi la conosciamo. In realtà gli scienziati non sono arrivati in Groenlandia per caso.
Le rocce di Isua sono studiate da almeno 50 anni anche perché sono tra le più antiche della Terra che abbiamo a disposizione, visto che risalgono a 3,8-4 miliardi di anni fa. Però la maggior parte della comunità scientifica ha finora concentrato il proprio lavoro sull'ipotesi che la vita possa avere avuto inizio attorno alle sorgenti sottomarine che ancora oggi esistono nelle profondità degli oceani e che, però, producono un ambiente fortemente acido. La soluzione di uno dei misteri più affascinanti potrebbe essere più vicina, ma la strada appare comunque ancora assai lunga.
paolo.magliocco@videoscienza.it
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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