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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2011 alle ore 08:57.

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La fotografia scattata da McKinsey, società di consulenza americana, riguarda 13 Paesi, ovvero Svezia, Cina, India, Brasile oltre alla Corea del Sud e i Paesi del G8. Quattro i parametri utilizzati per dare corpo a questo algoritmo: "private consumption" ossia gli acquisti di hardware, software e contratti ADSL, "private investment", vale a dire gli investimenti fatti dalle industrie della telecomunicazione, "public expenditure", ovvero gli acquisti di servizi, hardware e software da parte dei Governi ed "commerce" che può essere riassunto con l'esportazione di parti attive e internet device. Questo per stabilire quale apporto abbia dato internet al Prodotto Interno Lordo dei Paesi oggetto di questo studio negli ultimi 5 anni, e per giungere ad un ragguardevole + 21%, il 3,4% del Prodotto Interno Lordo delle grandi economie che, da solo, vale più del PIL spagnolo o di quello canadese e rappresenta un tasso di crescita superiore a quello del Brasile.

La realtà internet va definitivamente apprezzata per quello che è: un treno capace di trainare e fare crescere le economie mondiali e non è un caso che i 13 Paesi assunti a campione dallo studio McKinsey siano quelli con la maggiore capacità di banda, ovvero quelli che riescono a sfruttare al meglio le potenzialità che la Rete offre. Al mondo sono oltre 2 miliardi le persone connesse e il traffico di denaro annuale che attraversa il circuito internet è stimato in un numero a 18 zeri, trilioni di dollari. Ė pertanto reale sostenere che se internet fosse un settore economico avrebbe un fatturato ben superiore al primario e che i progressi compiuti grazie alla rete in 15 anni sono paragonabili a quelli che ha portato la rivoluzione industriale.

Secondo lo studio, a migliorare è stato il tenore di vita, sono stati creati 1,2milioni di nuovi posti di lavoro; favorito anche lo startup di nuove imprese grazie a servizi a basso costo. Un sondaggio su 4.800 piccole e medie imprese, nei 12 paesi oggetto dello studio principale fatta eccezione per il Brasile, evidenzia come le stesse sono cresciute 2 volte più velocemente rispetto alle aziende la cui presenza sul Web era minima. Internet offre una vetrina ma anche la possibilità di velocizzare le attività tradizionali, cambiando il modo in cui i prodotti vengono venduti, acquistati, progettati e distribuiti; favorendo la concorrenza, incoraggiando l'innovazione sviluppando il capitale umano e la costruzione di infrastrutture. Se in Svezia e Gran Bretagna la web economy vale il 6% del PIL, ci sono paesi come l'Italia dove costituisce solo il 2%, dato che se da una parte lascia spazio ad ampi margini di crescita, dall'altra fa registrare un preoccupante ritardo. Secondo il rapporto di James Manyika e Charles Roxburgh, direttori della McKinsey Global Institute, siamo solo agli albori nello sfruttamento del potenziale offerto. Crescita che va affrontata colmando i problemi noti relativi a sicurezza e privacy.

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