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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2011 alle ore 08:19.

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C'era una volta l'imprenditore che girava per le fiere con la sua valigetta. Oggi a viaggiare e a piazzare i prodotti è il suo avatar. E la valigetta è stata sostituita da internet. Che consente di raggiungere i clienti con tanto di filmati e simulazioni.
Il business delle fiere virtuali è alla base dell'avventura imprenditoriale di Marco Campanari, amministratore delegato della Hyperfair. Un mercato stimato in 18 miliardi di dollari entro i prossimi cinque anni (e del tutto inesplorato in Italia), sul quale Hyperfair si è lanciata realizzando una piattaforma tecnologica «addirittura unica al mondo per le possibilità operative e le opportunità offerte». A fine novembre Hyperfair è stata partner tecnologico di MhDays, esposizione virtuale dedicata al turismo, voluta dalla Regione Lombardia. Ora è impegnata nell'allestimento di Wired-up!, fiera online promossa dal distretto metalmeccanico lecchese.
Hyperfair nasce a Lecco nel dicembre 2009 su idea di Campanari e dell'amico Massimiliano Bonfanti, laureati in ingegneria al Politecnico di Milano. La prima sede è nell'acceleratore d'impresa del polo lecchese del Politecnico. Nell'estate 2010, il salto di qualità: «Entriamo in contatto con la Mind the bridge, fondazione americana attiva nella selezione e nella crescita di start up, che ci propone un periodo di sviluppo nella Silicon Valley. Abbiamo capito subito che non ce ne saremmo più andati». Oggi i 12 addetti della Hyperfair si dividono tra Lecco, dove è stata mantenuta la ricerca, e la sede di San Francisco, che si occupa di finanza, marketing internazionale, e che ha il compito di intercettare nuove idee e tecnologie. L'obiettivo è arrivare nel 2013 a gestire un'ottantina di eventi.
Il cuore è la piattaforma predisposta per operare sul web, che ha richiesto un anno di lavoro e un milione di investimento. Oltre alla grafica in 3D, molto accattivante, l'innovazione principale è rappresentata dall'interattività combinata con la multiutenza: l'imprenditore, o meglio il suo avatar, può girare per gli stand, vedere quale è il più affollato, scegliere dove fermarsi. Una vera immersione nei padiglioni. Con la possibilità di parlare con chi si vuole, di scambiare biglietti da visita, di scaricare cataloghi e altro materiale. O, se si preferisce, di fare una conversazione più appartata, one-to-one, in chat o switchando su skype.
Le opportunità maggiori si aprono per gli espositori. Il più piccolo stand in qualsiasi fiera reale costa almeno duemila dollari. Allestire uno stand virtuale, personalizzato e arricchito, richiede una spesa cinque volte inferiore. Senza contare i risparmi di tempo. A quel punto, infatti, si opera seduti comodamente nel proprio ufficio. E attraverso il pc si dialoga con la clientela. «Noi non ci poniamo in alternativa alle fiere tradizionali – sottolinea Campanari – un buon contratto nascerà sempre da un rapporto personale. Vogliamo offrire qualcosa in più, una sorta di moltiplicatore di conoscenze e di contatti».
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come l'azienda può entrare in fiera
preparare i contenuti dalle foto ai cataloghi
Per partecipare a una fiera online basta mettere insieme foto (jpeg), filmati, catologhi da sfogliare in formato pdf con la modalità flipping book e quant'altro. I tecnici della Hyperfair (ma anche di qualsiasi software house) allestiscono un vero stand in 3D personalizzato

nasce l'avatar tra gli stand
Al visitatore registrato sul website della manifestazione viene assegnato un avatar. Questo si muoverà con i normali tasti freccia del pc o teletrasportandosi cliccando sulla mappa dei padiglioni. È possibile anche scaricare cataloghi, biglietti da visita e altro materiale.

comunicazione per tutte le esigenze
Lo scambio di informazioni avviene in chat o tramite Skype. Al termine dell'evento agli espositori viene fornito un report con tutti i movimenti avvenuti nel proprio stand

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