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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2012 alle ore 13:53.
Ricordate i quasicristalli, la struttura della materia a cui molti non volevano credere e che invece ha vinto il Nobel per la Chimica? Ebbene, l'ultima novità è che i quasicristalli esistono non solo nei laboratori, dove vengono creati con molti elementi chimici, ma anche in natura.
Di più: l'unico esemplare per ora conosciuto di questa forma della materia sarebbe arrivato sulla Terra dallo spazio, a bordo di un meteorite precipitato in Russia e di cui un piccolo frammento è conservato anche in Italia, al Museo di Storia naturale di Firenze, dove approdò, tra l'altro, passando per un collezionista di minerali Amsterdam che lo acquistò dai russi in una vicenda che sembra molto una spy-story.
Comunque, la notizia è che Luca Bindi, geologo del Museo di Storia Naturale di Firenze e Paul Steinhardt, della Princeton University del New Jersey, hanno appena pubblicato su Pnas, la rivista della National Academy of Sciences statunitense i risultati delle loro ricerche che stabiliscono che in una roccia di origine meteoritica che risale a 4,5 miliardi di anni fa, più o meno la stessa epoca in cui si formò anche il nostro pianeta, sono presenti dei quasicristalli fatti di una lega di alluminio, rame e ferro.
I quasicristalli furono scoperti quasi trent'anni fa, nel 1982, dall'israeliano Dan Sechtman. Sono strutture in cui gli atomi si dispongono secondo forme regolari, come nei cristalli, con la particolarità che però queste forme non sono sempre uguali, bensì cambiano. Una cosa talmente difficile da immaginare che il Premio Nobel Linus Pauling derise Shechtman e di fatto lo costrinse ad andarsene dal laboratorio americano in cui lavorava per poter continuare le proprie ricerche. Proprio nel 2011 lo scienziato israeliano ha visto la propria determinazione premiata con il Nobel che ha fatto anche conoscere al mondo la sua scoperta.
Nel frattempo, nei laboratori di tutto il mondo sono stati creati centinaia di quasicristalli ottenuti con materiali diversi, ma nessuno era mai stato osservato in natura. Steinhardt da anni stava dando la caccia a un quasicristallo naturale ed è così che tre anni fa era entrato in contatto con Luca Bindi, che gli aveva segnalato il minuscolo frammento scovato nelle proprie collezioni. In qualche modo, quindi, la vera scoperta è stata fatta dal ricercatore italiano (che l'aveva anche pubblicata su Science), che ha poi collaborato sempre con il team americano. Dopo una lunga spedizione ai confini della Russia, nella regione della Chukotka, quella che affaccia sullo Stretto di Bering e verso l'Alaska, da cui il minerale conservato a Firenze proviene, finalmente Steinhardt ha potuto confermare che i quasicristalli naturali esistono. Ma la sua ricerca, ha subito annunciato, non è affatto finita.
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