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Questo articolo è stato pubblicato il 10 gennaio 2012 alle ore 10:14.

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Se è vero che i post su Facebook coadiuvano il marketing, è pure vero che danno una grossa mano anche alla sociologia. Gli utenti, in modo inconsapevole, forniscono materiale di studio agli occhi più interessati e attenti. È il caso di Kevin Lewis, Marco Gonzalez e Jason Kaufman del centro studi "Internet and Society" di Harvard i quali, prendendo in esame per un periodo di quattro anni gli status di 1.640 studenti di un college americano non identificato, hanno stabilito quale sia il collante principe che tende ad espandere la rete di amicizie virtuali sul social network per eccellenza.

Sono i gusti musicali a trainare i contatti, risultato che non stupisce ma va comunque contestualizzato. Innanzitutto va sottolineato che musica e film sono compartecipi sullo scenario della cultura popolare ma i suoni sono molto più "social" delle immagini, c'è da considerare anche che i libri attirano poco, da questo punto di vista. I generi "pop" (nell'estensione più vasta del termine) hanno un alto potenziale di influenza reciproca tra utenti e c'è una sorpresa; chi ascolta Jazz e musica classica tende ad avere una rete di contatti più articolata, probabilmente – a detta dei titolari dello studio – perché sono generi musicali contagiosi a causa dell'alto valore culturale che rappresentano.

Sono sempre di più i sociologi che utilizzano i social network per meglio comprendere i meccanismi legati alla diffusione culturale e per tracciare i cambiamenti delle mode nel tempo, Facebook diventa quindi palestra e laboratorio per più di una disciplina, il tutto però in chiave marketing. Se è vero che il coefficiente virale dei generi musicali interessa la sociologia, non è affatto da escludere che interessi anche ai discografici.
Altri parametri di affiatamento virtuale riportati dallo studio sono la conoscenza diretta anche nella vita reale, e vige un regime di "auto-segregazione" in base a razza, area geografica, sesso e ceto sociale. Il rapporto dei ricercatori di Harvard, che per ammissione dei responsabili e ancora perfettibile, è stato accolto con particolare interesse dalla comunità scientifico-sociologica.

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