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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2012 alle ore 11:37.

La battaglia tra social network potrebbe essere vinta dal techno-fringuello, la piattaforma di microblogging che, a ben vedere, social network non è.
Sono 465milioni gli account Twitter registrati ad oggi, erano 300milioni lo scorso mese di maggio e la soglia dei 500milioni verrà varcata entro la fine di febbraio.
Ogni secondo vengono creati 11 nuovi account (950mila al giorno) e non si tratta di meri numeri ma di comprendere meglio il fenomeno. Se è vero che in casa Zuckerberg si festeggerà a breve il miliardesimo utente registrato, in questa equazione vanno prese in considerazione due altre variabili. Da una parte va sottolineato che il fenomeno degli account aziendali e dei doppi account è numericamente più alto su Facebook che su Twitter, dall'altra parte va considerato che nessuno dei due contendenti, per motivi e genesi diverse, si dà battaglia in Cina. RenRen, il social network cinese che più ricorda Facebook ha circa 450milioni di utenti registrati mentre Sina Weibo e Tencent Weibo, gli alter ego di Twitter nell' "Impero del mezzo", raccolgono (dati novembre 2011) cento milioni di utenti in più.
Una possibile chiave di lettura è la fruibilità mobile che sarà sempre più trincea di prima linea, da dove i giganti del sociale si sfideranno, e questa va nettamente a vantaggio di Twitter già più minimal per natura di Facebook, oltre al fenomeno squisitamente culturale che fa prediligere agli utenti l'una piuttosto che l'altra piattaforma. Ben poco, invece, il merito da attribuire a Vip e star che hanno contribuito a fare scoppiare la "moda Twitter". Il modo in cui gli utenti percepiscono l'esperienza social è ben lontano dal tenore dei cinguetti che le star sempre più spesso si scambiano, ed è proprio la neutralità del mezzo di comunicazione uno dei pilastri sui quali l'uccellino blu sta costruendo il proprio nido.
Google Plus, annunciato come l'anti-Facebook, nel frattempo ha preso una strada diversa, per certi versi coraggiosa e per altri obbligata. L'integrazione dei servizi offerti da BigG e un marcato senso commerciale: anche in questo caso Facebook è sotto attacco ma basterà qualche campagna mirata alla diminuzione delle tariffe pubblicitarie applicate ai propri inserzionisti per tenere a distanza (almeno per ora) la creatura di Moutain View.
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