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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 14:23.
Twitter è nato nel 2006 con l'idea di dare agli utenti 140 caratteri per scrivere quello che volevano, oggi viaggia verso i 500 milioni di iscritti. Non aveva un fine preciso, ma si capì subito che favoriva l'aggiornamento in tempo reale. Negli Stati Uniti è diventato un fenomeno molto prima che in Europa. Da quando le star di Hollywood, i cantanti e i politici hanno aperto il loro account, centinaia di migliaia di persone si sono iscritte anche solo per seguire i loro idoli. L'arrivo dei big ha favorito la crescita delle iscrizioni, ma spiega solo una parte di quello che ormai è un fenomeno.
Twitter si è dimostrata una piattaforma straordinaria per l'informazione. Scontri di piazza (come in Egitto l'anno scorso, ma di esempi ce ne sono diversi), terremoti e disastri naturali: dalla piattaforma di microblogging sono spesso arrivate le prime informazioni. E' diventato una fonte per i giornali. E' nato un vivace dibattito sull'attendibilità dei tweet, visto che le dittature cercano in tutti i modi di sfruttare a loro vantaggio i social network. Evgeny Morozov, scrittore e giornalista bielorusso, ha più volte messo in guardia dall'entusiasmo sulla democrazia dei social network. Gli operatori dell'informazione hanno scoperto le potenzialità del mezzo e in molti casi se ne sono innamorati.
In Italia fino al 2009 di Twitter si parlava pochissimo. Lo usavano i più smanettoni: blogger, early adopter, appassionati ed esperti di comunicazione digitale. Era un ambiente elitario che si contrapponeva all'esplosione di iscrizioni su Facebook. Il social network dell'essenziale contro un mondo digitale ricco di foto, video, dettagli personali di ogni tipo. Le cose sono cambiate. Twitter è diventato un fenomeno anche da noi nel 2011. Sono arrivate le star. Sportivi, cantanti, ministri, imprenditori, giornalisti. Fiorello na ha parlato in prima serata su Rai Uno e ha chiamato il programma #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend (l'hashtag, su twitter, è una convenzione per categorizzare le discussioni secondo parole chiave precedute dal cancelletto).
Secondo i dati di Semiocast a inizio febbraio gli iscritti in Italia erano 4 milioni. Il confronto con Facebook è prematuro: in Italia conta 21 milioni di utenti attivi almeno una volta al mese. I dati di twitter, invece, in genere non tengono conto di chi si iscrive e poi se ne dimentica.
Eppure l'arrivo in massa di personaggi famosi e utenti – un anno fa erano un quarto – le cronache in tempo reale di Sanremo, l'invasione di "Buongiorno!", "Buonanotte!", foto, informazioni personali che poco hanno a che fare con il twitter della prima ora, dove il retweet si conquista a fatica, hanno spinto gli iscritti della prima ora a far partire l'hastag #tornatesufacebook.
Come dire, si stava meglio in pochi ma (si suppone) buoni. L'iniziativa, un po' snob, ha avuto successo ed è stata in cima ai trending topic per un paio di giorni. Si diceva: Facebook è dove trovi gli amici delle medie, Twitter ti permette di costruire una rete basata sui tuoi interessi. In effetti, se usato bene, per alcune professioni può valere più del curriculum. Forse qualcuno, in questi giorni, ha trovato su twitter un amico delle medie. E' bastato per far scattare l'allarme.
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