Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 marzo 2012 alle ore 11:29.

My24

Il mercato dell'Ict in Italia cala nel 2011 del 3,6 per cento, per un valore complessivo di 58 miliardi di euro. Colpa della crisi, ma non solo, come si legge nel Rapporto sullo stato dell'Ict in Italia nel 2011, che Assinform ha elaborato insieme a Netconsulting e presentato stamane a Milano.

La crisi c'è per tutti, anche per quelle aree geografiche che invece registrano performance positive, come gli Usa (+3,1%), la Germania (+2,3%), e, più modestamente, l'Europa (+0,5%). E non consola che Giappone e Spagna facciano peggio di noi… Il meno 3,6% dell'Italia è la somma geometrica di due brutti segni: l'informatica (It) che scende del 4,1%, e le telecomunicazioni (Tlc) che cadono del 3,4%. Le aziende pubbliche riducono vieppiù gli investimenti, come fanno da anni, ma non sono da meno le imprese private, cioè più del 90% della domanda d'informatica, che operano tagli alla spesa dell'4,3%. Conseguenza, per Assinform, delle incertezze dell'economia, ma anche delle politiche economiche restrittive attuate dai governi.

Tutti i segmenti dell'offerta accusano colpi più o meno gravi. Gravissimo quello assestato all'hardware (-9%, in caduta verticale Pc desktop e notebook), male anche i servizi (-2 e passa), "galleggia" il software (-1%). I ritardi nella banda larga e la carenza di novità frenano il mercato, favorendo un downpricing dei servizi (quelli su rete mobile calano del 4,7%). I numeri, insomma, sono quelli che sono, brutti e cattivi (si leggono sul sito www.assinform.it previa registrazione gratuita). Nel 2012, con un -2,2%, il mercato Ict in Italia dovrebbe andare un po' meglio. Persistono le ombre (contrazioni dei budget It, calo della domanda e dei consumi, difficoltà finanziarie dei vendor It, mancanza di nuovi progetti, crisi del segmento mobile), ma ci sono luci che fanno ben sperare, come effetti dell'agenda digitale nazionale e regionali, avvio di progetti smart city, la diffusione del cloud tra le Pmi, il rafforzamento dell'outsourcing, i nuovi annunci (tablet, smartphone, nuovi sistemi operativi,..). Insomma, in Assinform aleggia un certo ottimismo.

Secondo Paolo Angelucci, presidente dell'associazione, le stime per il 2012 potrebbero essere riviste al rialzo, se il paese riuscisse a mettere al centro della crescita l'agenda digitale, dotandosi di un piano operativo che detti regole e tempi certi per lo switch-off digitale della Pa e valorizzare, anche con adeguate politiche fiscali, i segmenti emergenti di economia collegati all'uso del web e alla diffusione dei servizi e dei contenuti digitali, che in Italia stanno già creando nuovi modelli di business, start up innovative, nuove occasioni di lavoro. Proprio qui si registra una svolta, e non è cosa di poco conto. Per Assinform e Netconsulting i dati del Rapporto sono frutto di una lettura tradizionale dell'Ict, che rappresenta solo una parte, anche se ancora maggioritaria, della realtà digitale.

Una lettura che non mette in luce i cambiamenti che nel settore introduce la convergenza sempre più stretta fra It e Tlc, e che sono al centro della nuova economia digitale, basata sulla leggerezza dei budget e delle tecnologie del web e del cloud. Insomma, il passaggio dall'era Ict all'era digitale, e fenomeni come la consumerization, impongono un modo nuovo di classificare, misurare, capire il mercato. Nelle attività analitiche di Assinform questo si concretizza nella visione cosiddetta del "Global digital market", capace di osservare e misurare le nuove componenti della domanda digitale.

Se si vede il mercato Ict in questa ottica nuova, emerge che segmenti di mercato Ict crescono di brutto, e che la crescita è indirizzata a cogliere le grandi opportunità del web tramite servizi offerti in modalità digitale, grazie a tecnologie di tipo smart. Il fatto è che i segmenti digitali emergenti hanno ancora basso valore di mercato, non riescono per il momento a compensare il calo delle componenti strutturali dell'Ict. Ma il futuro prossimo appartiene a loro. Se si prova, come ha fatto Assinform, a ri-quantificare il mercato secondo la nuova classificazione, è un altro film: il valore sale a 70 miliardi di euro, la decrescita si attesta sul -2,2%. Grazie soprattutto a software e soluzioni Ict e al segmento dei contenuti digitali e pubblicità online che, con un volume d'affari di quasi 7 miliardi di euro, cresce del 7,1%.

In dettaglio, emerge lo spostamento della domanda verso le tecnologie che valorizzano web e contenuti. A fronte del calo di Pc, laptop, e cellulari (gli italiani amano smartphone e iPhone), si registra, infatti, una crescita del 92% delle smart tv, del 125% dei tablet (428.570 unità vendute nel 2010, 858.000 nel 2011), fino al boom degli e-reader, che registrano un mostruoso 719%, per un valore di 131 milioni di euro. Bene anche il software applicativo, grazie alla spinta del +9,9% dovuta alle piattaforme di gestione web e al +11,9% dell'internet delle cose, e il cloud computing, che vola a +34,6% per un valore di 175 milioni di euro.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi