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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2012 alle ore 08:21.

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Si trovano nel cuore di social network e mappe. Diffondono video e brani musicali attraverso internet. E aprono la strada al commercio elettronico e allo shopping. Api è la sigla delle interfacce di programmazione delle applicazioni: hanno da poco superato la soglia di cinquemila, durante l'ultimo censimento di ProgrammableWeb, una cassetta degli attrezzi per sviluppatori software. Si tratta di un iceberg visibile solo nella parte emersa. Erano inesistenti fino alla metà degli anni Duemila. Poi la lenta diffusione e il decollo. Per il manuale «Apis: a strategy guide» sono un «modo per due applicazioni di comunicare attraverso un network con uno standard comune». E abilitano un web interattivo.
Twitter è la rete sociale online dove le persone inviano messaggi più brevi di un sms: il 75% del traffico di dati avviene attraverso le sue Api, non sulla pagina dove scrivere i messaggi di 140 lettere. In questo modo costruisce una connessione in tempo reale con altri spazi online. Sono informazioni raccolte a valle attraverso Api private, come nel caso di Tweetdeck, capaci di estrarne alcuni dati, ad esempio i retweet. Diventa una filiera economica. «Internet è un grande negozio di Api: chi non si muove in direzione dell'apertura ne soffre e non può fare leva sul proprio prodotto», osserva Giuseppe Taibi, sviluppatore software per iPhone residente a Boston che ha contribuito a progettare una radio, SoundTracker, in grado di scoprire i canali audio ascoltati nelle vicinanze.
Twitter è una miniera di messaggi che contengono commenti e testimonianze, arricchiti da link. E alcuni pionieri hanno imparato a scavare in profondità. Alberto Nardelli ha lanciato uno spazio web, Tweetminster, dedicato alla politica inglese e da poco ha varato Electionista. Progetta anche Api “private”: aiutano il recupero di informazioni pubblicate all'interno dei confini geografici di una nazione, come nel caso dell'emittente Bbc durante le elezioni in Russia. Sono costruite a partire da Api pubbliche accessibili a chiunque: poi vengono adattate a esigenze specifiche. Richiedono competenza per scegliere, ad esempio, quali dati estrarre. Un singolo messaggio nel social network è di appena 140 caratteri, ma contiene circa 30 metadati, come l'orario di pubblicazione e la lingua dell'autore.
Le Api semplificano la distribuzione di dati su internet. Sono disponibili per ecommerce, mappe, previsioni meteorologiche, pagamenti, video. Vengono rilasciate da giganti come Groupon e Paypal che in questo modo ampliano i confini all'esterno: facilitano la progettazione di applicazioni software e siti web che adoperano i loro dati. Per il prossimo aprile la Nasa prevede una competizione dove i partecipanti dovranno assemblare informazioni scientifiche in modo che siano accessibili dall'esterno. A fiutare presto il cambiamento è stato il gruppo di imprenditori italiani ventenni che ha fondato Mashape: funziona come un negozio per Api e al momento ne dichiara circa 300 nel suo archivio. Ha convinto subito a investire due volti noti di internet, l'amministratore delegato di Amazon, Jeff Bezos, e il presidente di Google, Eric Schmidt.
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i casi
Politica e non solo. Il 70% del fatturato della piattaforma online Tweetminster deriva da api, dice Alberto Nardelli a Nòva24. In particolare, la start up fondata a Londra adopera le "streaming api" di twitter: sono elaborate per fornire quasi in tempo reale le informazioni richieste, visualizzabili ad esempio nei formati xml o, più di frequente, json.
http://tweetminster.co.uk/
Dal web oltre il web. Il perimetro delle interfacce per la programmazione di applicazioni supera i confini del web. Pachube, per esempio, raccoglie i dati rilasciati in diretta da centomila fonti nel mondo, come impianti eolici e fotovoltaici. Sono riuniti attraverso la sua api. E riutilizzati per il monitoraggio in tempo reale.
https://pachube.com

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