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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2012 alle ore 15:20.

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Aza Raskin si è inventato lo slogan migliore di tutti: il rinascimento della medicina. Massive Health è il suo sito, per ora ha una applicazione per smartphone che tiene d'occhio la tua dieta ma l'ambizione è quella di diventare un portale di tecnologia software e hardware per la sanità. Aza Raskin, figlio di Jeff Raskin il manager della Apple che ha contribuito a progettare l'interfaccia dell'Apple II, è forse l'espressione più pop di un trend serissimo che vede la convergenza del web (e dei dispositivi digitali) con l'healthcare.

Più che in altri settori, quell'insieme di tecnologie, sensori, servizi che va sotto il nome di "internet delle cose" sta rappresentando per la sanità una risorsa preziosa per fornire servizi di qualità a un paziente sempre più esigente e consapevole. Il boom di startup del biomedicale e il fenomeno della consumerizzazione degli strumenti della diagnostica (app e sensori che monitorano lo stato fisico) sono indizi di una filiera industriale che si è già affiancata ai due soggetti che, da sempre, hanno costituito l'healthcare: gli ospedali e Big Pharma. I tre si parlano. E c'è chi scommette che medici e strutture sanitarie pubbliche e private sapranno cavalcare meglio di editori, discografici e banchieri le tecnologie digitali. Anche un po' per necessità. La crescita della spesa in salute – che il rapporto "Health at a Glance 2011" dell'Ocse ha calcolato del 4% all'anno nel decennio 2000-2009 - ha costretto i manager della sanità a guardare con più attenzione alla deospitalizzazione, alla medicina sul territorio e alla cura dei malati da casa. In particolare per la popolazione anziana e dei cronici.

Le idee non mancano. Daniel Kraft, medico (ha studiato a Stanford) e oggi fondatore di StemCore ha riassunto su Techcrunch sei trend tecnologici che stanno rivoluzionando la medicina: intelligenza artificiale, big data, stampanti in 3D, social health network, consulenze online e self-tracking. Le più visionarie (nel senso buono) sono sicuramente quelle legate a Watson di Ibm , il supercomputer che ha battuto ai quiz un concorrente umano e ora è impiegato in ospedale per affiancare i medici. In pratica analizza i database mondiali e sulla base dei sintomi del paziente e fornisce una rosa di possibili patologie. Una specie di Pico della Mirandola in camice bianco che fa da aiutante al medico. Nella Scuola di medicina del Maryland e alla Columbia University lo stanno già sperimentando. Ma c'è anche chi sta immaginando di connettere gli agenti intelligenti come Siri con servizi di diagnosi a distanza.

Skin scan, per esempio, è una applicazione di una startup rumena che analizza le foto dei nei. Funziona solo su iOs (iPhone) e nasce per prevenire i tumori della pelle. In pratica usa un algoritmo che analizza i parametri che vengono solitamente utilizzati nella diagnosi del melanoma come ad esempio: bordi irregolari, asimmetria, colore e dimensione che variano nel tempo. Ogni foto che analizza entra a far parte di un database che perfeziona da un punto di vista statistico l'algoritmo. In pratica, impara con la pratica. L'app che costa cinque dollari non intende sostituirsi al medico ma vuole essere uno strumento di prevenzione. Un altro trend è quello legato alla geomedicina, ovvero big data applicato alla sanità. L'equazione è tutto sommato semplice: raccogliere informazioni mediche e geolocalizzarle, cioè disporle su una mappa può permettere ai medici di analizzare patologie in base a parametri come il contesto sociale, le condizioni climatiche ecc.

Le tecnologie che consentono di monitorare in tempo reale le persone potrebbero essere una fonte di informazione che si va ad aggiungere a quella dei database degli ospedali. L'intersezione dei dati genera problemi giganteschi in termini di privacy. E quindi, in questo momento, faticano a emergere strumenti di questo tipo. Ma all'interno dell'università questa declinazione di big data è già una risorsa. Al di fuori degli atenei, invece, ci sono solo alcuni esperimenti. Come quella della moglie di Sergey Brin, il cofondatore di Google che ha lanciato 23andMe (www.23andme.com) . Si potrebbe definire una azienda di genomica personalizzata. In cambio della tua saliva loro ti sequenziano il genoma. Costa anche poco, un centinaio di dollari. I dati sul Dna, in alcuni casi, li mette a disposizione della ricerca. Il mese scorso insieme a Genentech hanno pubblicato uno studio sull'effetto del farmaco Avastin nel trattamento del carcinoma mammario metastatico. 23andMe ha fornito i profili genetici adatti per la ricerca.

Lo studio è stato pubblicato. Attualmente però il "grosso" del big data applicato alla sanità appartiene al wellness. Footing, esercizio fisico, aerobica: il benessere è monitorato da una miriade di braccialetti, bilance e accessori vari che trasmettono su internet i dati sui progressi compiuti. Una versione in chiave gamification piuttosto interessante è quella di GreenGoose (http://www.greengoose.com/). Hanno inventato degli stickers che fungono da sensori. Sono belli, colorati e vanno su tutto, anche sullo spazzolino. Misurano se ti lavi i denti, fai esercizio fisico, prendi le vitamine ecc. In Italia una settimana fa è stata lanciata Vivi Wireless (www.viviwireless.it), un'iniziativa nata dalla collaborazione della Lega Italiana Fibrosi Cistica e Novartis. In pratica i pazienti potranno integrare la fisioterapia con appositi esercizi della innovativa console Kinect per Xbox 360. Sul fronte social health network, ovvero quello dei social network di pazienti e medici in Italia opera da qualche anno Pazienti.it.

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