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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2012 alle ore 17:46.

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La partita di Stephen Elop, Ceo di Nokia, quella di traghettare il collosso finlandese dai cellulari agli smartphone di nuova generazione, si sta rivalendo più difficile del previsto. E una volta di più la scelta di sposare il sistema operativo Windows Phone per rimpiazzare il vecchio Symbian si sta rivelando perdente. Nokia non riesce, nonostante un hardware eccelente e le tutto sommato buone carretristiche del sistema operativo Microsoft, a far decolarre i suoi prodotti. E non riesce a competere nel mondo degli "smartphone con le App" quelli con le App inventati da Apple e resi popolari da Samsung e dai dati produttori che hanno scelto Android portando il software libero made in Google a riscuotere un successo mondiale senza precedenti.

A Elop non sta dunque riuscendo la mossa di tornare ad avere una leadership tecnologica e culturale puntellando quella commerciale sempre più erosa dallo strapotere di Samsung (e da Android) e di Apple, che con iPhone ha cambiato le regole del mercato e l'ecosistema dell'intera industria.

Nokia ancora stenta, non fa sognare e punta su prodotti di fascia media ma il mercato è polarizzato verso i melafonini e gli Android. La situazione potrebbe migliorare con la nuova edizione del sistema operativo Microsoft battezzata in codice "Mango" che apporterà tutte le modifiche più attese per portare "sette" allo stesso passo dei concorrenti.

Non è bastato fondere due grandi nomi dal blasone un po' appannato, quello di Microsoft e quello di Nokia, per tornare a essere grandi.
E che dire della sua assenza nell'importante mercato dei Tablet. Nokia ha inventato il tablet (N800) per il web quando ancora l'iPad non era nemmeno lontanamente ipotizzabile, ma non lo ha mai sviluppato come si deve. Una metafora per Nokia, simile alla storia di Sony, il destino di chi inventa tante (troppe?) cose e si poi perde per strada. Il nuovo amministratore delegato sta rifondando Nokia con una maggiore focalizzazione sull'hardware, su device, mentre software e servizi non diventano più l'asse portante delle strategie così come le aveva disegnate il suo predecessore Olli-Pekka Kallosvuo che quasi si era dimenticato di essere alla guida di un produttore di macchine affidabile. E ultimamente tra l'annuncio di un nuovo dispositivo e la sua effettiva commercializzazione passavano lunghi mesi.

Intanto la concorrenza andava avanti: non stiamo parlando di Apple o di Rim, competitor solo nell'area smartphone di fascia alta, quanto piuttosto di quella di LG e Samsung, che è il secondo costruttore del mondo e primo nelle vendite in molti paesi europei. Produce i componenti e i prodotti finali, governa il mondo dei display lcd ed è fortissima nelle memoria. Nokia invece i componenti di base li deve reperire sul mercato e questo costa intanto in termini economici e di distribuzione. Compra, per esempio, gli schermi lcd anche da Samsung, che probabilmente non ha grande interesse a consegnare display e semiconduttori di ultimissima generazione a un concorrente, mentre all'orizzonte si affaccia anche l'altra coreana, LG che con Android sta riprendendo quota soprattutto nelle fasce di mercato presidiate dai giovani e dal pubblico femminile, due zoccoli duri di Nokia.

Sono gli asiatici la vera minaccia per l'azienda europea con sede a Espoo e questo si inserisce all'interno di un scenario industriale globale dove i chaebol corani stanno prendendo il sopravvento nell'hi-tech e nell'automobile. Non a caso Volkwagen ha più timore di Hyundai che non di altri costruttori e questo perché i coreani controllano intere filiere produttive e sfruttano economie di scala formidabili. Ce la faranno i coniugi Nokia e Microsoft a ritornare a essere grandi nel mondo della telefonia mobile? In potenza hanno tutte le carte in regola per fare faville. Nella pratica, le incognite sono tante e le sfide da affrontare appaiono difficili ma stimolanti. Intanto c'è già una notizia: Nokia ha cambiato piattaforma e non è più un sistema chiuso hardware/software. Questo è il punto cruciale su cui si dovrebbe maggiormente ragionare.

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