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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2012 alle ore 12:10.
Sono arrivati a un passo dalla vittoria i due italiani impegnati giovedì 26 aprile a New York (presso la biblioteca comunale della Grande Mela) nelle finali dell'Hult Global Case Challenge, la più importante business competition al mondo in chiave sociale. A decidere una giuria composta, tra gli altri, da Bill Clinton e dal premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, che ha concesso un assegno da un milione di dollari per mettere in atto il progetto.
La competizione, partita quattro mesi con le selezioni locali che hanno visto la partecipazione di circa 5mila progetti in rappresentanza di 130 Paesi (con tutte le grandi business school rappresentate, dalla Wharton della Pennsylvania University alla Columbia, dalla London Business School a Stanford), abbraccia tre ambiti: istruzione, emergenza abitativa ed energia. Su quest'ultimo filone si è mosso il progetto dello Iet (Istituto Europeo di Tecnologia), giunto in finale con altri 17 concorrenti, che punta a sostituire entro il 2020 l'uso di lampade a cherosene in Kenya con nuovi modelli a energia solare. Una sfida per portare l'illuminazione a basso costo in tutti i villaggi del Paese, anche i più poveri, e ridurre il rischio di incidenti per gli abitanti. Il progetto si sofferma al tempo stesso su aspetti tecnologici ed economici, nella considerazione che la barriera più importante alla diffusione delle lampade solari è costituita attualmente dal loro prezzo e che occorre trovare una soluzione che favorisca la diffusione su larga scala di questi prodotti.
Tra i sei ragazzi che compongono il team – composto da studenti del master Select, programma post laurea della Technical University Kth di Stoccolma e della Universitat Politecnica de Catalunya (Barcellona) - ci sono due italiani, entrambi 24enni: Vincenzo Capogna, laureato in Ingegneria energetica all'Università La Sapienza di Roma, e Francesco Fuso Nerini, laureato in Ingegneria ambientale al Politecnico di Milano.
Alla fine la vittoria nei tre settori è andato ad altrettanti progetti statunitensi, ma per il team con i rappresentanti italiani si è trattato comunque di una vetrina con grandissima visibilità, che potrà fruttare contatti con potenziali investitori nei mesi a venire.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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