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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2012 alle ore 08:21.

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«Ho nostalgia dell'enciclopedia Britannica», dice l'oratore. Il pubblico sorride. Perché tra tutte le persone che potevano pronunciare questa frase, la più inattesa era quella che stava sul palco a parlare: Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, l'innovazione che ha messo la Britannica in crisi e l'ha portata ad abbandonare la versione cartacea. Wales ha lanciato la sua provocazione parlando a Globalinet, la manifestazione organizzata dalla Internet Society a Ginevra nell'occasione dei suoi primi vent'anni di operazioni. Evidentemente, Wales sentiva il bisogno di tenere il discorso su un filo paradossale, visto che il tema che gli era stato affidato era impossibile: prevedere come cambierà internet.
Dopo l'appello a un classico di Silicon Valley – «Il modo migliore per prevedere il futuro è costruirlo» – Wales ha proposto due ipotesi sull'avvenire della rete: «Primo: tutti gli umani saranno connessi a internet. Secondo: quando Hollywood chiuderà, nessuno se ne accorgerà». Connettere i primi due miliardi di persone non è stato tanto difficile, dice Wales, ma il fatto è che ormai la connessione sta avvenendo anche nei paesi meno sviluppati. Oggi, l'aumento delle connessioni in Africa ricorda quello che si è verificato in Occidente negli anni Novanta. «E che cosa fanno quelle persone quando sono connesse? Scambiano informazioni, collaborano su Twitter e Facebook. Creano articoli di Wikipedia. Ci sono quasi 30mila articoli in lingua yoruba e 25mila in swahili: aumentano a grande velocità.
Internet abilita le persone a creare i loro contenuti e a condividere conoscenze. E le persone lo fanno. Con le nuove tecnologie digitali produrranno contenuti di qualità sempre migliore, a prezzo sempre inferiore, condividendoli online. Per Hollywood, il problema più importante non è la pirateria: il problema strategico è che le persone tenderanno a considerare la produzione industriale di contenuti sempre meno rilevante».
Si vedrà. Sta di fatto che prevedere l'evoluzione della rete è molto complicato. Perché proprio la sua diffusione e la sua capacità di cambiare, con le conseguenti mutazioni che generano nelle più profonde dinamiche sociali, culturali, economiche e persino politiche, caratterizza internet come un sistema complesso. I tentativi di governare la rete da parte degli Stati alimentano la complessità, non la riducono. E la struttura di governance abituale dell'internet, organizzata intorno a organismi che si ispirano al cosiddetto sistema decisionale "multistakeholder", è riuscita a funzionare benissimo, finora, per il governo tecnico della rete ma non di quello che succede sulla rete, come ha detto, a Globalinet, Bertrand de La Chapelle, diplomatico francese che ha lavorato a lungo con i diversi organismi di autogoverno della rete, tra l'Icann e l'Internet Governance Forum.
Leonard Kleinrock, pioniere della matematica necessaria per la trasmissione dei dati in pacchetti, uno dei fondamenti dell'internet, ha una visione: «Internet è un adolescente. La sua storia è appena agli inizi. Evolverà in un vero e proprio sistema nervoso globale». Kleinrock ha dedicato il suo discorso alla storia di internet e ai contributi della moltitudine di scienziati e tecnologi che l'hanno disegnata e realizzata. Un lavoro collettivo testimoniato, anche per quanto riguarda la vicenda della rete italiana, dalla ricostruzione presentata proprio a Ginevra dalla sezione italiana dell'Internet Society e realizzata da Laura Abba e Giorgio Giunchi.
Non stupisce dunque che la rete, in quanto progetto collettivo e sistema complesso, non abbia una direzione chiara e univoca. E non per niente, le metafore che descrivono il futuro della rete continuano a generare fantasie e discussioni infinite. Come appunto a Globalinet. «Tra vent'anni la rete sarà una realtà autoregolata» ha detto Burt Kaliski Jr., capo delle tecnologie di Verisign. «E chi sarà responsabile per gli errori del codice che inevitabilmente continueranno a essere commessi scrivendone le tecnologie?» ha ribattuto Vint Cerf, uno degli storici costruttori dell'internet.
Certo, nessuno ritiene più che internet sia una realtà virtuale, una sorta di continente invisibile nel quale le persone vivono come se fossero altrove rispetto al loro contesto fisico. Ma la sua capacità di evolvere seguendo logiche proprie è un fatto che non cessa di stupire e che continua a rendere la vita difficile ai suoi interpreti. E non a caso le discussioni sembrano sempre le stesse: privacy, copyright, pubblico dominio, e così via.
Una società piuttosto vecchia guarda all'internet-adolescente e non la capisce fino in fondo. Ma la relazione sta maturando. E il valore d'uso della rete è ormai talmente riconosciuto dalle persone che l'unica previsione sulla quale tutti sono d'accordo è chiara: internet non è un fenomeno passeggero, come qualcuno pensava anche solo una decina d'anni fa. È qui, è ovunque, e sarà sempre più importante.
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