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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2012 alle ore 10:59.

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Research in Motion è probabilmente a una svolta strategica. L'azienda canadese, stretta nella morsa di Apple, Samsung, Google e dall'accoppiata Nokia-Microsoft in campo smartphone, ha affidato a JP Morgan il compito di assisterla nel tentativo di aggiustare la propria situazione finanziaria e di ridare fiato a un business che si presenta ancora con un bilancio negativo.

In rosso, alla voce perdite operative, si chiuderà infatti anche il primo trimestre dell'esercizio corrente (che terminerà il 2 giugno e i cui risultati verranno annunciato il giorno 28 del prossimo mese) e a confermarlo è stato in una nota ufficiale il ceo Thorsten Heins in persona. Che ha messo le mani avanti su possibili nuove perdite nei prossimi trimestri. Nonostante gli interventi operati dal nuovo manager a livello organizzativo – e in attesa del lancio prossimo venturo (fine anno?) sul mercato dei nuovi BlackBerry 10 – la compagnia deve registrare un declino irreversibile delle vendite dei suoi prodotti al cospetto di quelli della concorrenza.

Heins ha parlato non a caso di una pressione competitiva che sta impattando sul business di Rim in termini di minori volumi, ha lasciato intendere che una nuova forbice al personale è possibile (giorni fa erano 2mila i dipendenti potenzialmente a rischio esubero, ora le voci riportate dall'agenzia Reuters parlano addirittura di oltre 6mila) e ha confermato l'ingaggio di J.P. Morgan Securities LLC e RBC Capital Markets per cercare di trovare una via d'uscita alla crisi. Le ipotesi di una cessione di parte degli asset (a cominciare dai brevetti) torna quindi di stretta attualità, così come appare assai percorribile la strada del licensing della piattaforma BlackBerry.

Difficile ma non impossibile che si materializzi in tempi brevi l'ipotesi della vendita dell'intera compagnia: rumors mai confermati sostengono che Samsung ha troncato sul nascere la trattativa per via di un costo dell'operazione (10 miliardi di dollari) ritenuto troppo oneroso. Oggi il titolo Rim è scambiato sui listini a circa 11 dollari, a inizio dicembre 2011 era risalito a 18,5 dollari e quattro anni fa le azioni valevano 140 dollari.

Lo statement di ieri, oltretutto, ha avuto come effetto quello di preoccupare ulteriormente investitori e analisti finanziari e a poco sembrano valere i numeri in attivo rilasciati dalla società: e cioè una base di utenti, arrivata a 78 milioni complessivamente, che sta aumentando grazie ai mercati emergenti (India e America Latina in primis), le 80mila apps che popolano il suo store (il 220% in più di quelle disponibili un anno fa) e la crescita degli utenti attivi sul servizio BlackBerry Messenger (59 milioni nel mondo). Il problema di Rim è però l'attuale incapacità di reggere il passo negli smartphone e in tal senso il proposito del ceo è quello di «definire chiaramente le responsabilità per tutti i principali settori di business e i processi aziendali con l'obiettivo di eliminare la frammentazione, la duplicazione e le inefficienze». I più scettici, però, parlano di una sorte ormai segnata o quasi, che ricorda molto da vicino quella di Palm, un tempo regina dei computer palmari e oggi praticamente scomparsa dopo la fallimentare acquisizione operata da Hewlett Packard.

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