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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2012 alle ore 13:52.

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L'Ict supera se stessa e si allinea con i tempi. E i tempi vedono da una parte l'Ict nelle sue componenti tradizionali (hardware, software e servizi), dall'altra un mercato emergente fatto di internet delle cose, cloud, tablet, e altro ancora. Questo cambia anche l'approccio da parte degli analisti, come si vede dal rapporto sullo stato dell'Ict in Italia nel 2011, presentato oggi da Assinform in collaborazione con la società di ricerca Netconsulting: il 43mo della serie, ma il primo rapporto di una nuova era.

Diverse le tecnologie delle due anime, diverse le tendenze. Il settore tradizionale nel 2011 ha registra un'ulteriore contrazione (-3,6%) rispetto al 2010. E conferma il gap con il mercato mondiale Ict, la cui domanda aumenta invece del 4,4%. Senza innovazione, la crescita non c'è: tutti in Italia ne sono consapevoli, ma evidentemente la crisi (che però c'è per tutti i paesi…) e resistenze culturali storiche rappresentano ancora un freno. I dati sembrano ancora peggiori se si disaggregano: l'informatica (It) italiana è passata dal – 1,4% di fine 2010 a chiudere il 2011 con un ulteriore calo di -4,1%, le telecomunicazioni (Tlc) passano da – 3,0% a -3,4%. Anche qui, il confronto con i trend medi mondiali è impietoso: nel mondo, l'It cresce del 2,4% , le Tlc del 5,7%. Fanno da traino Usa e Germania, mentre economie confrontabili alla nostra sono in affanno, per una media europea che nel 2011 non è andata oltre il + 0,5%. Mal comune mezzo gaudio? Non proprio, se consideriamo che, sempre nel 2011, il rapporto spesa It- Pil per gli Usa è stato del 4,2%, per la Francia 3,4%, per la Germania e l'Uk 3,3%, mentre l'Italia, come la Spagna, si ferma all'1,8%.

Altri numeri confermano il gap: è trascurabile il numero di Pmi italiane che vendono online (Europa 12-13%), le imprese italiane che acquistano online sono meno del 20% ( Europa circa 30%), la popolazione italiana che usa spesso Internet sfiora il 54% (Europa oltre 71%), quella che usa il banking online non supera il 20% (Europa 35-40%), i cittadini che usano i servizi di e-goverment non superano il 23% (Europa circa 40%), le famiglie con accesso alla banda larga non sono più del 53% (Europa 68%), la popolazione che acquista online è meno del 15% (Europa oltre 40%). In questo calderone di cattive notizie, ce n'è una buona. Al calo della domanda Ict tradizionale, fa da contraltare l'emersione di un nuovo mercato digitale, che si amplia in virtù della crescita delle componenti più innovative legate a penetrazione del web, sviluppo del cloud, internet delle cose, uso di tablet, e-reader e smartphone. Un mercato frutto della convergenza sempre più stretta fra tecnologie It e di Tlc, che Assinform chiama Global Digital Market (Gdm). Un mercato in divenire che risente anch'esso della crisi, ma dalle potenzialità enormi: il volume d'affari nel 2011 è stato di 69 miliardi di euro, con un trend negativo più attenuato (– 2,2 %) rispetto al 2010.

E allora, mentre recessione, credit crunch e necessità di risanamento di bilancio pubblico, penalizzano gli investimenti in innovazione, l'Ict italiano si trova alle soglie di un cambiamento di natura strutturale, in linea con le tendenze mondiali, che trasforma e diversifica il settore moltiplicandone le potenzialità. Questo influenza anche le previsioni per il 2012, che vedrà le componenti tradizionali dell'Ict ancora in discesa (- 2,5% , con le Tlc a -3,1% e l'It a -2,1%), mentre le componenti innovative del Gdm cresceranno del 6,7%.

Un'opportunità grande, che bisogna sapere cogliere. Da qui, l'invito di Assinform a tutti i soggetti coinvolti a mettere in campo urgentemente una strategia capace di valorizzare le potenzialità emergenti nell'Ict riportando il settore sulla via della crescita, e di creare un quadro istituzionale favorevole all'innovazione. In questo quadro, le imprese Ict dovranno (ri)focalizzarsi sugli asset innovativi e rimodellarsi in modo efficiente su quelli tradizionali; accrescere le dimensioni sfruttando innanzitutto capitale di rischio e reti d'imprese; investire tanto e bene in ricerca&sviluppo.

Al Governo, Assinform chiede azioni capaci di favorire i nuovi scenari. Non a caso, l'associazione ha attivato insieme a Confindustria Digitale i tavoli di lavoro sull'Agenda digitale. Le direttrici di marcia sono cinque: risolvere il problema del credit crunch (le imprese It sono labour-intensive e quindi molto esposte alle problematiche finanziarie); attuare una riforma del lavoro, che elimini lacci e lacciuoli; rivisitare la materia degli appalti, eliminando le gare al massimo ribasso e rispettando i tempi di pagamento; riformare l'in-house al fine di eliminare distorsioni di mercato e rivitalizzare la concorrenza nell'informatica pubblica; introdurre un "Chapter 11" italiano per permettere la ristrutturazione delle imprese It.

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