Hp, via alla maxi ristrutturazione: 9mila esuberi negli Usa, 8mila nella Ue

Il piano è noto – forbice all'8% della forza lavoro mondiale, per un totale di 27mila dipendenti da tagliare entro la fine dell'esercizio fiscale 2014 - ed è stato ufficializzato da Hewlett Packard a maggio. Ora, stando ad alcune fonti vicine al colosso californiano, l'operazione è prossima a prendere corpo interessando 9mila addetti statunitensi e a seguire altri 8mila lavoratori impiegati nei vari Paesi dell'Unione Europea.

L'obiettivo della ristrutturazione è altrettanto noto: ridurre i costi fissi nell'ordine dei 3/3,5 miliardi di dollari entro i prossimi due anni e, parole pronunciate un mese fa dal Ceo Meg Whitman, dare maggiore stabilità alla situazione finanziaria della compagnia e reinvestire il saving in nuove iniziative di marketing e vendita.

Per questo la voce stipendi è divenuta insostenibile in relazione alla ridondanza di personale a libro paga, lievitato oltre misura nel 2008, quando Hp ha messo le mani sul colosso dei servizi informatici Edsportando in un sol colpo il proprio organico da 172mila a oltre 300mila unità.

Tramontata l'ipotesi di cedere la divisione pc, ipotesi nata lo scorso agosto sotto la gestione di Leo Apotheker, oggi la società opera rispetto a quattro principali filoni di business: i personal computer (la divisione Personal Systems Group, che sviluppa il 30% dei ricavi), i servizi (la cui quota di fatturato è stati nel secondo trimestre fiscale 2012 pari al 28%), le stampanti (Imaging and Printing Group, il cui contributo al giro d'affari è del 19%) e l'Enterprise Servers, Storage and Networking Group, che produce il 17% delle entrate.

I tagli di cui sopra sono prossimi a materializzarsi in una fase in cui la compagnia deve fare i conti con profitti netti in forte ribasso rispetto al 2011 (la flessione è stata del 31%, a 1,6 miliardi di dollari) e previsioni di utili per azione, relativamente al terzo trimestre fiscale, inferiori alle precedenti aspettative (da 1.02 dollari a 97-94 centesimi).

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