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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2012 alle ore 15:03.

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Il gioco dei brevetti costa alle aziende hi-tech Usa 29 miliardi di dollari l'annoIl gioco dei brevetti costa alle aziende hi-tech Usa 29 miliardi di dollari l'anno

Negli Usa la chiamano "patent troll" ed è la pratica, assai diffusa Oltreoceano, di utilizzare brevetti (dopo averli acquisiti o registrati) non per sviluppare un prodotto o un servizio da portare sul mercato bensì per farlo fruttare in termini meramente economici.
Paladini di questo business sono le cosiddette "non-practicing entitiy", e cioè società o singoli individui che da tempo hanno sperimentato come la possibilità di sfruttare la proprietà intellettuale o di venderla in licenza sia più profittevole che non tradurre le proprie invenzioni in prodotti tecnologici di massa.

Tale pratica, come ha rivelato uno studio della University School of Law di Boston che ha interessato 82 hardware e software vendor, ha un prezzo molto salato per le aziende hi-tech americane: i costi sostenuti per risolvere le dispute legali legate ai "patent troll" sono arrivati infatti nel 2011 a 29 miliardi di dollari. Cifra monstre rispetto ai 6,7 miliardi di dollari del 2005 e decisamente superiore ai 12,6 miliardi del 2008, a cui vanno aggiunti (e non c'è in tal senso una stima certa) i danni economici legati al ritardo o alla mancata immissione di nuovi prodotti sul mercato.

L'analisi fa notare in buona sostanza come l'innovazione a stelle e strisce sia costretta a pagare una sorta di "tassa" alla fonte; parte del budget annuale deve essere infatti destinato alle spese legali (togliendolo agli investimenti in ricerca e sviluppo) con la speranza che le perdite in fatto di fatturato o quote di mercato possano essere ridotte al minimo. E il tema della riforma del sistema dei brevetti americano, fanno notare i ricercatori della School of Law di Boston, torna prepotentemente di stretta attualità.

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