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Questo articolo è stato pubblicato il 04 luglio 2012 alle ore 11:27.

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Una immagine scaricata dal sito del CERN mostra l'esperimento effettuato per la ricerca del bosone (Ansa)Una immagine scaricata dal sito del CERN mostra l'esperimento effettuato per la ricerca del bosone (Ansa)

E' nato il 4 luglio , giorno dell'indipendenza americana e titolo di un famoso film, ma il bosone di Higgs è nato ufficialmente in Europa, al CERN di Ginevra, il più grande centro di ricerca di fisica nucleare al mondo, dove lavorano centinaia di italiani sia come dipendenti del Centro in Svizzera che del nostro Istituto Nazionale di Fisica nucleare, INFN. Clima da liquidazione da Harrods a Ginevra, code infinite per accaparrarsi un posto in una delle sale in cui veniva trasmessa la conferenza scientifica e poi la conferenza stampa con gli annunci, parterre des roi in prima fila in cui si inciampava in premi Nobel e altri nomi scolpiti da tempo nel libro mastro della storia della fisica.

L'annuncio, con tutte le precauzioni, è quello che tutti si aspettavano dopo giorni di gossip una volta tanto positivi e sulla scienza: è lui, con tutta probabilità, con una parte su un milione di incertezza, è il bosone di Higgs, la particella chiamata addirittura "di Dio" la cui esistenza è stata proposta da Peter Higgs, inglese, che oggi era a Ginevra, evidentemente emozionato come un ragazzino. Lo dicono risultati dei miliardi e miliardi di "scontri" fra particelle creati appositamente a velocità prossime a quelle della luce nel 2011 e 2012 nella più grande macchina scientifica mai costruita, il Large Hadron Collider, LHC, una ciambella del diametro di oltre 20 chilometri che passa dal confine svizzero alla Francia e ritorna a Ginevra.

Lì dentro dei magneti alti un paio di diecine di metri hanno guidato con precisione assoluta i fasci di particelle, più che microscopici, dentro la bocca dei rivelatori altrettanto grandi e pesanti, parliamo di oltre 10.000 tonnellate di metallo, cavi ed elettronica, dei due esperimenti ATLAS e CMS che hanno scovato la particella. Dagli scontri e da quel che resta delle particelle che si sono urtate, che si trasformano nella collisione, a velocità pazzesche anche solo da immaginare , si può capire chi era coinvolto durante lo scontro stesso. Il team di CMS è a livello di "scoperta" mentre quello di Atlas è più indietro, ma di poco. Occorre pensare che su miliardi e miliardi di "scontri" che si provocano ogni giorno dentro LHC sono una manciata possono contenere i segnali giusti.

E quel che ne è venuto fuori è una nuova particella, le cui caratteristiche sono compatibili con quelle del bosone che si cerca da 50 anni, con una massa di 125.3 gev, un'unità di misura che si usa nel mondo dell'infinitamente piccolo dove un grammo è una montagna più grande dell'Everest. Una particella bella robusta insomma, dato che sarebbe 133 volte più massiccia del protone, quello al cuore di ogni atomo e che tutti noi abbiamo studiato a scuola, assieme al neutrone ed elettrone. Ma c'è prudenza, forse anche eccessiva, e molti pensano siano necessari altri mesi di esperimenti, raccolta dati e studio. Ma se non fosse Higgs sarebbe quasi meglio per molti fisici, sarebbe infatti una particella nuova, sconosciuta e senz'altro importante, data la massa non trascurabile.

Daniela Bortoletto, italiana che insegna alla Purdue University in USA e fa la spola fra il più grande laboratorio di fisica nucleare americano, il Fermilab e LHC a Ginevra all'espeerimento CMS è fra i prudenti, entusiasti ma prudenti ed è la persona ideale, quasi di raccordo fra i due mondi che si sono passati il testimone della caccia a Higgs.
"In USA non avevamo la potenza necessaria per andare oltre un ragionevole sospetto e quindi ora si torna qui a Ginevra e i risultati sono eccezionali, ma abbiamo bisogno di ancora maggiori prove e i prossimi mesi, fino a fine anno, che ci aspettano sono sicura potranno fugare gli ultimi dubbi in un senso o nell'altro. Non dimentichiamo poi che la macchina LHC, dopo una riparazione, arriverà fra 2 anni al doppio di potenza. 14 Tera elettronvolt"
Insomma il leone è in gabbia, ora si tratta di capire bene di che branco è.

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