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Questo articolo è stato pubblicato il 22 luglio 2012 alle ore 08:21.

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Sono partiti a tutti gli effetti i lavori con cui il ministero dello Sviluppo economico – di concerto con alcune Regioni – creerà datacenter evoluti grazie ai quali tutte le Pa potranno, tra le altre cose, offrire servizi digitali che finora non erano alla loro portata. Su tutti, la possibilità di pagare via internet (tasse e multe) e il disaster recovery per proteggere i dati della Pa e dei cittadini.
«Abbiamo cominciato i lavori in Sardegna e Molise – a Cagliari e Campobasso –, forse si aggiungerà la Calabria», spiegano dal Ministero. In sostanza è stato fatto un capitolato per trasformare gli attuali Ced (Centri elaborazioni dati) in datacenter evoluti. «Vediamo quello che c'è da migliorare e aggiungere. Il Molise ha stanziato un milione di euro, la Sardegna 40 milioni. Con questi ultimi svilupperemo anche i servizi digitali, a cominciare da quelli per la scuola e poi quelli regionali».
La Calabria dovrebbe invece creare il datacenter all'interno della cittadella regionale, 65mila metri quadri in via di realizzazione a Germaneto di Catanzaro. «E punterà da subito sui servizi per la Sanità, come la telemedicina». Il passo successivo, a settembre, sarà il bando di gara per la costruzione effettiva dei datacenter.
«Il cloud computing può dare due vantaggi alla Pubblica amministrazione – conferma Mariano Corso, docente del Politecnico di Milano ed esperto di cloud –. Primo, può razionalizzare il parco informatico esistente. Inoltre può consentire a tutte le Pa, anche locali e piccole, di offrire servizi come i pagamenti online e il disaster recovery». Nel primo caso, Confindustria Digitale stima che si potrebbero risparmiare 450 milioni di euro l'anno se tutti i 1.050 Ced delle Pa passassero a una logica cloud, quindi con un accentramento dei servizi. A questo andrebbero sommati altri risparmi: grazie al cloud, gli applicativi informatici posti nelle varie Pa verrebbero standardizzati e sarebbe possibile rinviare l'upgrade dei computer. Il secondo vantaggio risponde a un'esigenza duplice: di efficienza e di sicurezza della Pa. L'articolo 50 bis del nuovo Codice dell'amministrazione digitale (dal 25 aprile) già prevede l'obbligo per le Pa di predisporre «piani di emergenza in grado di assicurare la continuità delle operazioni indispensabili per il servizio e il ritorno alla normale operatività». Gli addetti ai lavori (tra cui gli avvocati Ernesto Belisario e Valentina Frediani) segnalano però che la maggior parte delle amministrazioni non si è adeguata, per mancanza di risorse tecniche o economiche. Del resto, non basta fare un backup in loco per proteggere al meglio i dati dei cittadini (anche contro il rischio terremoti) e quindi farlo in cloud, su diversi datacenter lontani, è la via più sicura.
Stessa storia per quanto riguarda i pagamenti online. Li consente solo il 47% delle pubbliche amministrazioni, quota che scende al 16 per i Comuni, secondo un rapporto del Politecnico di Milano. «Nel decreto legislativo Digitalia, previsto per settembre, imporremo alle Pa di offrire i pagamenti online da gennaio 2013 – fanno sapere dal Ministero –. Facile, perché la piattaforma di pagamento sarà in cloud, centralizzata nei datacenter, e le Pa locali dovranno solo personalizzare l'interfaccia».
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