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Questo articolo è stato pubblicato il 29 luglio 2012 alle ore 08:19.

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di Antonio Dini
Più piccoli, più versatili, più intelligenti. I Mems, i sensori microscopici, oggi sono in tutti i prodotti portatili e del largo consumo elettronico, domani saranno i protagonisti della rivoluzione dell'«internet delle cose»: minuscoli sistemi micro-elettro-meccanici onnipresenti che uniscono le nanotecnologie all'informatica. Mems a casa, nell'auto, negli oggetti della vita quotidiana, in strada e nei palazzi, sempre connessi e che comunicano tra loro e si configurano per prendere decisioni in autonomia. E per rendere la vita più facile sia nel lavoro che nel tempo libero. Dopo aver rivoluzionato sei anni fa i videogiochi con la Wii e poi i telefonini e tablet con iPhone e iPad, dotati di accelerometri, sensori di movimenti, giroscopi, sensori magnetici, minuscoli microfoni, sensori di pressione della dimensione di una capocchia di spillo, adesso i Mems si apprestano a rivoluzionare il resto del mondo.
Le applicazioni dietro l'angolo parlano di sensori in grado di potenziare e migliorare l'esistente con qualche novità specifica. Come sensori di pressione per determinare l'altitudine e nuovi microscopici microfoni per consentire una qualità audio molto maggiore a telefonini e cuffie Bluetooth. Apparecchi per impostare la spesa con sensori nel frigorifero per riconoscere i prodotti presenti e la loro scadenza. La misurazione di gas e di umidità, i micro-proiettori per il telefonino con definizione perfetta grazie a microscopici fasci laser.
Più in prospettiva, arriverà una generazione di sensori diffusi ovunque, sempre collegati a internet, in continuo scambio di informazioni tra loro, capaci di prendere decisioni anche senza dover ricorrere a un'intelligenza centrale. L'obiettivo è il risparmio energetico, la casa smart, la fabbrica intelligente (con cicli di manutenzione basati sul reale stato d'usura dei macchinari), gli ospedali rivoluzionati, come pure il mercato delle attrezzature per la salute e lo sport che diventano sempre più interconnessi.
E l'internet delle cose sarà l'espressione della rivoluzione dei Mems. Questi minuscoli apparecchi sono in realtà tecnologie studiate da una maggioranza di ricercatori italo-francesi: a guidare il mercato c'è il gruppo St-Microelectronics, colosso da 9,73 miliardi di dollari di ricavi netti nel 2011 e che in questo settore detiene da sempre la prima posizione, con quote fino al 60% della produzione mondiale. Un mercato che cresce del 18% annuo e che ha superato 1,5 miliardi di dollari di valore. I grandi clienti sono americani e asiatici che acquistano Mems per centinaia di prodotti diversi. Il vantaggio competitivo di St è cominciato con investimenti strategici di 100 milioni di dollari anni fa e adesso è un patrimonio di centinaia di brevetti e con un know-how produttivo che è la migliore polizza sul futuro della competizione mondiale.
«Il futuro dei Mems è straordinario», spiega Benedetto Vigna, direttore generale della divisione Analogici, Mems e sensori di St, posizione che ricopre dal settembre 2011 dopo più di un decennio passato a progettare e sviluppare questi apparecchi. Nel futuro ci sono tre nuove generazioni di Mems: la prima, che sta entrando in commercio adesso, la seconda che arriverà tra un paio di anni, e la terza tra cinque o sei. «Nel breve periodo – dice Vigna – aumentano i sensori che fanno meglio le cose che fanno gli attuali e ne introducono di nuove. Ai tradizionali giroscopi si stanno unendo i sensori per rilevare la pressione e determinare così l'altitudine. Poi i mini-microfoni, che permetteranno di inserire più di un sensore di ascolto e così gestire al meglio le telefonate anche in condizioni ambientali oggi proibitive».
Di queste generazioni di Mems St ne produce letteralmente un oceano: «A febbraio ne avevamo commercializzati due miliardi: al ritmo attuale di 90 milioni di pezzi al mese, se non siamo arrivati a due miliardi e mezzo poco ci manca», dice Vigna. Il passaggio successivo studiato nei laboratori italiani (St produce le componenti in Italia e Francia e le assembla a Malta) sarà di arricchimento e ulteriore penetrazione dei mercati esistenti. Infine, l'obiettivo è l'internet delle cose, con sensori che parlano con altri sensori. «Non è un futuro lontano», dice Vigna. E di sicuro, quando arriverà, ci abitueremo subito, come è accaduto con i sensori per il movimento e gli schermi touch, fino a chiederci come è stato possibile farne a meno fino a pochi anni prima. È la nuova velocità dell'innovazione.
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