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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2012 alle ore 19:26.

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Alla fine è arrivato il sì della Federal Trade Commission (Ftc). La consultazione pubblica è finita, l'accordo raggiunto a novembre è ora operativo. Da ora in poi Mark Zuckerberg dovrà mettere in atto misure più stringenti per proteggere la privacy degli utenti iscritti al suo social network.

Più nello specifico, Facebook dovrà avere in modo chiaro il consenso dei suoi "amici" prima di cambiare le impostazioni delle privacy per la condivisione delle loro informazioni. Non solo, è previsto un programma di protezione della privacy e ogni due anni dovrà sottoporsi ai controlli da parte di una terza parte. La misura dovrebbe cancellare le ambiguità (e gli errori come ha ammesso lo stesso Zuckerberg nel novembre di quest'anno) che hanno segnato la storia di Facebook. La richiesta di un consenso esplicito prima di operare cambiamenti nelle politiche di gestione dei dati sensibili non sembra però la mossa risolutiva per chiedere le polemiche sui social network.

Tuttavia, il giro di vite dell'organismo americano dimostra sicuramente un cambio di passo deciso, quantomeno una nuova sensibilità nei confronti dei temi della privacy. L'annuncio su Facebook segue infatti le sanzioni a Google in merito alla disputa sulla privacy per gli utenti del browser Safari di Apple. Moutain View pagherà 22,5 milioni di dollari. Poco per le finanze del gigante dei motori di ricerca. Moltissimo a livello simbolico: si tratta della più alta multa imposta dalla Ftc a una società per questioni di privacy. Gli Stati Uniti sembrano intenzionati ad accendere un faro su quello che i giganti di internet fanno con i dati dei loro utenti. Tuttavia la normativa Usa è ancora distante rispetto a quella più severa che vige nel vecchio continente. Anzi, la riforma attualmente in discussione al Parlamento europeo rischia di allargare ancora di più il divario Europa e Stati Uniti.

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