Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2012 alle ore 12:29.

My24

Tra dibattiti parlamentari, personaggi pubblici confusi e denunce alla polizia, in Gran Bretagna, al popolo di Twitter, è poco chiaro ciò che gli è concesso "cinguettare", e cosa no. La lunga lista di famosi offesi e diffamati, si allunga di giorno in giorno. Louise Mensch, giovane parlamentare del partito conservatore, moglie del manager della rock band Metallica, dimissionaria, per incompatibilità di ruoli tra deputato, moglie e madre, è ultimo agnello sacrificale dei tweet.

Ci si interroga sui casi in cui i messaggini, di soli 140 caratteri, potrebbero essere illegali. Secondo la legge britannica, è diffamatoria una dichiarazione che "mina la reputazione e la stima di un membro della società", quindi, se una persona viene esposta al ridicolo, all'odio o alla vergogna, anche tramite Twitter, si configura il reato e il responsabile potrà essere chiamato a risarcire i danni.

Apparentemente, però, la diffamazione non è l'unico misfatto che potrebbero commettere, secondo le leggi vigenti in Gran Bretagna, gli utenti del social network, che, quest'anno ha superato i 500 milioni di iscritti. Così gli inglesi, hanno stilato una lista di dieci reati ricollegabili alle stringatissime affermazioni virtuali. Per la serie: uomo avvisato mezzo salvato.

Nella sequela compare anche la molestia, la concorrenza sleale, la minaccia, l'inganno, la frode, la violazione della privacy, dei diritti d'autore e persino della proprietà industriale. Infatti, alcuni avvocati inglesi, hanno sostenuto che, se in un hashtag, cioè una parola preceduta dal simbolo #, tipico del linguaggio di Twitter, si scrive un nome coperto da trademark senza il permesso del detentore dello stesso, si ha violazione dei diritti di marchio.

Sulla base di questa elencazione, il ventaglio di reati che potrebbero potenzialmente prendere forma su Twitter, almeno oltremanica, sono davvero infiniti.

Se si considera, che non vi sarebbe alcuna modulazione nell'applicazione della legge, c'è da domandarsi fino a che punto, leggi emanate in anni in cui i social network non esistevano neanche, siano delle tutele idonee. Ad esempio, secondo alcuni precedenti inglesi, ai sensi del Protection from Harassment Act del 1997 costituisce molestia "la pubblicazione di parole che possono causare allarmismo o angoscia secondo un individuo ragionevole" e la persona offesa avrebbe diritto al risarcimento dei danni per l'ansia e lo stress causati. Ipotesi fumosa, oltreché decisamente poco compatibile con il linguaggio superficiale, conciso e mutevole tipico di internet.

I social network hanno profondamente mutato la percezione dell'opinione pubblica quanto a forme espressive, scambio di informazioni e riservatezza. Chi sceglie di esserne parte lo sa. Ne sono consapevoli gli stessi amministratori delle varie piattaforme digitali, ne deriva una capillare attenzione al tema della legalità dei contenuti. Twitter, nel caso specifico, dedica un'intera sezione del sito a questioni di tutela della privacy, diritti e responsabilità individuali, e, in alcuni casi, si riserva il diritto di censura.

L'equilibrio raggiunto secondo la legge britannica creerebbe in realtà un enorme squilibrio, se davvero, dovessero essere intentate delle cause sulla base della lista, in questi giorni peraltro riproposta dai giornali, e discussa in parlamento. L'eccesso di zelo inglese potrebbe trasformarsi in un campo minato, considerato che il mondo cibernetico, a differenza delle leggi nazionali, non ha confini.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi