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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2012 alle ore 20:29.

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I chip, l'ultima evoluzione della tecnologia del silicio, sono sempre il piatto forte di un evento come l'Intel Developer Forum, la cui edizione 2012 è scattata ieri a San Francisco. E anche quest'anno la casa di Santa Clara non ha tradito le attese: la novità messa in campo si chiama "Haswell", architettura a 22 nanometri (in rampa di lancio a partire nel 2013) su cui verranno realizzati i processori a basso consumo di quarta generazione destinati ad ultrabook e pc portatili convertibili. Quanto ai tablet, la sfida che Intel lancia ai produttori Arm (Qualcomm e Nvidia in testa) passa per i system-on-chip Atom "Clover Trail", progettati appositamente per Windows 8 e basati sulla tecnologia di processo a 32 nanometri.

C'è però un elemento che va oltre il classico semiconduttore e le sue prestazioni e che ha tenuto banco nell'intervento introduttivo di David Perlmutter, Chief Product Officer di Intel. Ed è l'esperienza utente. Fattore che dagli smartphone è scivolato dentro i computer e che nella vision del colosso californiano si traduce in funzionalità di riconoscimento della voce e dei gesti, attraverso le quali interagire con la macchina. Intel lo chiama computing percettivo, e lo battezza come evoluzione del computing personale: i dispositivi impiegheranno sensori analoghi ai sensi umani per percepire le intenzioni degli utenti, rispondendo operativamente a tali sollecitazioni.

Per renderlo un progetto concreto ha rilasciato la prima Beta di un apposito kit di sviluppo software – l'Intel Perceptual Computing, il cui rilascio è previsto all'inizio del prossimo trimestre - pensato per portare a bordo dei nuovi processori della famiglia Core capacità di interazione gestuale, riconoscimento visivo e vocale e applicazioni di realtà aumentata.
Per dare corpo a questa vision, Perlmutter ha mostrato nel corso del suo intervento le capacità del software Dragon Assistant di Nuance (che sarà installato in versione Beta da Dell sugli ultrabook XPS 13 in commercio da fine ottobre negli Stati Uniti): parlare in maniera naturale al notebook per gestire il lettore musicale, avviare una ricerca Internet o postare un Tweet non è fantascienza.

È qualcosa che la tecnologia già consente, così come reale è la possibilità di interagire con lo schermo attraverso gesti non legati a schemi prefissati.
E non finisce qui. I computer portatili di domani, faranno sfoggio di videocamere 3D e saranno dotati di chip Nfc (Near Field Communications) per comunicare con altri dispositivi compatibili (per esempio cuffie o altri accessori audio) o fungere da vero e proprio Pos (a San Francisco è andata in scena una demo del nuovo sistema di pagamento PayPass di Mastercard, che abilita per l'appunto il computer a gestire transazioni di denaro con carte dotate di tecnologia di prossimità).

Il punto focale della questione non sono più le prestazioni in termini di velocità di clock ma la creazione di una "user experience" frutto della convergenza di innovazioni a più livelli: form factor, tecnologie software, sistemi d'interazione, sicurezza dei dati basata su hardware, efficienza energetica. L'ondata di nuovi ultrabook (oltre 140 i modelli attualmente in fase di sviluppo e oltre 70 quelli già disponibili sul mercato) e soprattutto di nuovi device convertibili basati su Windows 8 va letta anche in questo senso: i chip "Haswell" promettono di ridurre il consumo in fase di inattività della piattaforma di oltre 20 volte rispetto ai processori di seconda generazione. E l'autonomia delle batterie, in chiave mobilità, è un asset fondamentale.

C'è quindi un'ultima frontiera toccata da Intel davanti alla platea degli sviluppatori ed è quella dell'Internet delle cose, per cui il colosso californiano ha presentato un nuovo framework (Intelligent Systems Framework) atto a velocizzare la disponibilità di soluzioni in grado di garantire connettività, gestibilità e sicurezza attraverso dispositivi che si collegano l'uno con l'altro e con il cloud. Perché tutto questo interesse della casa di Santa Clara verso una tematica apparentemente lontana dal mondo del computing? Perché, secondo Intel, saranno oltre 15 miliardi i dispositivi connessi in Rete entro il 2015, un terzo dei quali saranno sistemi intelligenti e deputati a conservare grandi quantitativi di dati (da quelli meteorologici a quelli del traffico). In poche parole, un business potenziale enorme.

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