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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2012 alle ore 10:58.

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Un montaggio dei momenti iniziali del decollo dell'Apollo 11 per la Luna, nel Luglio 1969Un montaggio dei momenti iniziali del decollo dell'Apollo 11 per la Luna, nel Luglio 1969

A volte avvenimenti e ricorrenze si susseguono in modo decisamente suggestivo. È quanto è successo agli americani in questi ultimi 3 intensi giorni di ricordi, commozione ed orgoglio nazionale. L'11 settembre ha lasciato il posto al cinquantesimo anniversario del discorso di J.F.Kennedy sulla conquista della Luna e ieri, quasi a dare il cambio, gli Usa si sono fermati un attimo per le celebrazioni ufficiali in onore di Neil Amstrong, da poco deceduto, il primo uomo a toccare il suolo lunare e realizzare il sogno di Kennedy.

Era il 12 settembre 1962 e il giovane presidente Kennedy, quello della "Nuova Frontiera", un nuovo modo di affrontare e sviluppare scienza e tecnica in un America frustrata dalla supremazia dell'Unione Sovietica in campo spaziale, parlava alla Rice University, in Texas. In un mondo diviso in due blocchi contrapposti Kennedy si trovò a dover rilanciare un Paese in impasse ma con una grande tradizione di orgoglio, e a queste corde lui fece appello, con la famosa frase: «Abbiamo scelto di andare sulla Luna e di fare altre cose, non perché sono facili, ma perché sono difficili».

Mise un termine che fece venire i brividi ai presenti: dobbiamo arrivarci nel decennio in corso. Una pazzia, ma agì di conseguenza, dando all'Ente spaziale americano, Nasa, nato nel luglio del 1958, mezzi praticamente illimitati per l'epoca e crescenti per tutto il decennio, a centinaia di milioni di dollari l'anno.

Fu un bel rischio proporre agli americani di fare un balzo sulla Luna entro il decennio, superando così i sovietici, ma da grande statista Kennedy se lo prese tutto e ci vide giusto, dato che Neil Amstrong ci pose piede il 20 luglio del 1969. Purtroppo lui, Kennedy, era stato ammazzato in un torbido attentato nel novembre di sei anni prima.

Fra i due uomini ne spicca un terzo, Werner Von Braun, cui Kennedy affidò in pratica tutta l'avventura lunare. Personaggio discusso per il suo passato da ufficiale nazista, fu lui l'inventore dei primi razzi bomba che martoriarono Londra, le V1 e V2, sfuggito lui stesso alle SS che volevano ammazzarlo assieme ai suoi, diede all'America in cambio della sua rivalutazione la Luna, e non è poco. La sua filosofia, portata avanti dagli ingegneri che erano scappati con lui dalla base di Peenemunde sul Mar Baltico alla fine della Guerra, era quella della potenza, per andare sulla Luna ci volevano dei razzi molto molto potenti. E il Saturn V da lui ideato e sviluppato resta tuttora il vettore più potente mai costruito.

A volte quindi la storia sembra proprio mettere assieme le persone giuste e poi, sorniona, ce le ricorda all'improvviso, mentre noi pensiamo ad altro, 50 anni dopo.

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