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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2012 alle ore 13:48.

Investire nelle startup farebbe bene al Pil italiano. Nel giorno in cui il decreto Digitalia del Governo dovrebbe arrivare in Gazzetta Ufficiale, c'è chi fa i conti sui possibili ritorni economici per l'economia italiana, se si scommettesse davvero sulle giovani imprese. Succede alla 49esima edizione di Smau, la fiera della tecnologia dedicata al mondo delle aziende, che ha aperto i battenti a Milano.

«Investendo 300 milioni in dieci anni – ha spiegato Andrea Rangone del Politecnico di Milano – i ritorni sul Prodotto interno lordo del nostro Paese sarebbe di oltre 3 miliardi, una cifra importante». Oggi per le startup si parla di soli 80 milioni complessivi di investimenti, un settimo rispetto alle risorse economiche messe sul piatto per esempio in Germania. A livello più generale, invece, la digitalizzazione dei processi della Pubblica amministrazione porterebbe a una riduzione dei costi di 20 miliardi di euro, dei quali 7 miliardi l'anno nell'ipotesi di utilizzare almeno nel 30% dei casi l'eprocurement, le piattaforme "virtuali" per le gare pubbliche. A questi risparmi si sommerebbero inoltre altri 5 miliardi di nuove entrate, realizzabili sempre grazie alla digitalizzazione dei processi.

Eppure l'Italia si porta dietro tutta una serie di ritardi storici a livello tecnologico, che sarebbe doveroso colmare. I dati del Politecnico ricordano, per esempio, che la diffusione della banda larga fissa in Italia raggiunge solo il 62% della popolazione, contro il 76% della Francia e l'83% della Germania. Male anche la percentuale di spesa in Information technology sul Pil, pari all'1,16% contro quasi il 3% dei soliti, bravi tedeschi. E se il digital divide frena produttività e imprese, gli italiani continuano a consolarsi con la telefonia mobile. Il nostro Paese, come è noto, ha una penetrazione dei cellulari superiore al 150%, mentre per gli smartphone si parla del 50%, la maggiore in Europa. E la sorpresa maggiore viene dai tablet: la loro penetrazione nel Belpaese è del 3,6%, del tutto in linea e in alcuni casi migliore rispetto agli altri "cugini" europei, pari a quasi 3 milioni di pezzi.

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