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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2012 alle ore 11:51.

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BAIA TERRANOVA (ANTARTIDE) - Tra i container e i magazzini della base italiana Mario Zucchelli a Baia Terranova da almeno tre anni sono una presenza discreta e silenziosa. Sono i ricercatori e logistici coreani che studiano le modalita' operative degli italiani e si preparano a diventare, da qui a un paio d'anni, i nostri vicini con mezzi e dotazioni tecniche di primissimo ordine.

L'istituto polare coreano ha infatti investito recentemente nelle ricerche in Antartide più' di 200 milioni di dollari, il che vuol dire circa dieci volte la dotazione annuale dell'Italia per la spedizione gestita dall'Enea (quest'anno finanziata con 22 milioni di euro). Circa110 milioni di dollari e' costata la nuova nave rompighiaccio coreana Araon che approdera' in Baia Terranova il 10 dicembre per aprire il convoglio di altri navi cargo che trasporteranno i primi moduli per la costruzione della nuova base intitolata a un famoso uomo d'affari coreano,Jang Bogo, base che sara' pronta nel 2014 con un investimento previsto di 100 milioni di dollari. Hosung Chung, capo dei ricercatori dell'istituto polare coreano, e' ospite in questi giorni nella base italiana insieme a cinque colleghi ai quali si aggiungeranno tra breve altri quattro logistici in arrivo da Seoul.

"Dall'88 - dice Hosung Chung - la Corea ha una base nell'isola di King George per studiare i cambiamenti climatici ma l'istituto polare aveva bisogno di un nuovo sito per le ricerche glaciologoche, lo studio dell'alta atmosfera e la ricerca di meteoriti; per questo abbiamo individuato un sito a 8 chilometri dalla base italiana nei pressi della atazione Gondwana del Bgr, l'istituto di geofisica tedesco". Sta di fatto che tra italiani e coreani e' nato un feeling tutto particolare che potrebbe sfociare in una cooperazione ancora piu' stretta che riguarda la possibilita' di costruire ed utilizzare congiuntamente una pista di atterraggio su terra. Attualmente infatti, come ricorda Giuseppe De Rossi, responsabile del servizio logistica dell'Unita' Antartide dell'Enea, i rifornimenti e gli avvicendamenti di personale nelle due basi italiane, Zucchelli e Concordia (in collaborazione con i francesi) avviene attraverso la nave oceanografica Italica ma solo ogni due anni mentre negli altri periodi viene utilizzata una pista su ghiaccio marino a due chilometri dalla base Zucchelli.

In passato, osserva sempre De Rossi, la nave ha svolto bene il suo compito ma oggi e' sottoutilizzata. I risparmi realizzati con la nave potrebbero quindi essere utilizzati per costruire una pista su terra (circa 4 milioni di euro la previsione di spesa) rendendo le spedizoni italiane libere dalla dipendenza da altri Paesi a cominciare dagli Stati Uniti che, dalla base di Mc Murdo, fanno partire molti voli per le basi tialiane quando la pista su ghiaccio non e' piu' agibile a fine stagione. La 28 spedizione italiana in Antartide attualmente in corso ha proprio il compito di effettuare i primi rilievi e studiare la fattibilità' della nuova pista che verrebbe eventualmente utilizzata inseme ai coreani.

Nel passato anche per problemi di impatto ambientale e per rispettare lo spirito del Trattato Antartico, osserva sempre De Rossi, le piste permanenti erano cosiderate un'eccezione tanto che non se ne sono più' realizzate da almeno 30 anni ma il riscaldamento globale ha reso sempre più' precarie le piste su ghiaccio e imposto nuovi limiti operativi. Tuttavia ora per rendreco autonomi nell'accesso alle nostre basi al Polo Sud bisognerà' fare i conti con la spending review di casa nostra.

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