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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2012 alle ore 14:50.

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È entrato nella nostra vita e la sta velocemente cambiando. Se la scienza studia gli effetti del web sul nostro cervello, i cambiamenti nell'approccio con la realta' in generale e nelle relazioni interpersonali, gli utenti sono coscienti delle implicazioni in termini di privacy e sicurezza riguardanti l'utilizzo quotidiano di internet, in particolare dei social network, soprattutto quando si riversano in rete dati personali in grande quantita'?

E' di alcuni giorni la notizia' del "debutto" in rete dei "pranksters" in italiano burloni, utenti capaci di ricreare profili Facebook alla perfezione, con tanto di foto, post e informazioni varie della sfortunata vittima. In poco tempo sono stati registrati gia' due casi di "burla". Tra le vittime, Bianca Bosker, tech-editor dell' Huffington Post che ha chiesto a Facebook i dati sull'identità del suo falso, inviando al social network le prove ufficiali della sua identità. Da Palo Alto, California, le è stato risposto che l'impostore si trova in India, nello stesso luogo in cui sono stati riportati altri falsi profili, anche se in realta' pare non vi sia alcuna certezza che l'IP provenga effettivamente da lì.

Un altro caso, riguarda Casinoroy, membro della band "Georgia sound", che, per promuovere quest'ultima, ha dato il via ad un'operazione di marketing non autorizzata fondata proprio sul "Facebook prank": ha ricreato le pose delle foto profilo di altri utenti per poi chiedere la loro amicizia e catturarne inevitabilmente l'attenzione.

Di fatto la nostra vita famigliare e professionale, viaggia sui social network, in tempo reale, sotto gli occhi di tutti, mentre qualche sconosciuto colleziona dati, legalmente o illegalmente, analizza i profili, decide una strategia di marketing, o nei peggiori dei casi, un'azione criminale. E per fare quest'ultima non c'e bisogno di essere degli hacker "navigati", sebbene alcuni attacchi richiedano conoscenze ingegneristiche complesse. A volte basta veramente una full immersion su google di due settimane per compiere un'azione malevola. Parola di tecnico informatico.
Se Facebook, ad esempio, modifica alcuni punti delle impostazioni privacy sull'account dell'utente, per dare l'opportunita' di tutelarsi maggiormente, non e' detto che tutti gli utenti (ammontano a circa 1 miliardo) seguano ligi il consiglio, un po' per pigrizia, un po' per scarsa conoscenza o ingenuita' un po' per mancanza di tempo.

La somma di questi comportamenti irresponsabili fa si' che le foto e le informazioni girino sul web liberamente, ovvero chiunque puo' appropriarsene. Imprudenti ma comunque impauriti appaiono gli utenti del web. Secondo un sondaggio realizzato da Duepuntozero Doxa nel gennaio 2012 per conto di Google, su un campione rappresentativo di 1000 utenti maggiorenni, il 79% degli intervistati ha manifestato qualche timore nell'uso del web e il 95% di questi ha identificato i timori nella paura di un utilizzo improprio dei dati personali, timore che qualcuno utilizzi i dati per compiere frodi, furto d'identita', paura che qualcuno effettui acquisti online con la propria carta di credito.

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