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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2012 alle ore 12:52.

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Pace raggiunta tra Google, gli editori belgi di lingua francese e le associazioni di autori in Belgio: i cardini dell'accordo prevedono misure per ampliare il bacino di lettori e aumentare i ricavi delle pubblicazioni sul web. Terminano le vertenze giudiziarie iniziate nel 2006. E il modello elaborato a Bruxelles indica strade di collaborazione, all'interno di un ecosistema internet in rapida trasformazione.

Secondo l'intesa, gli editori svilupperanno strategie per rendere più efficiente la monetizzazione dalle inserzioni pubblicitarie AdSense: sono mostrate nei siti web e nel mondo generano un giro d'affari di 7 miliardi di dollari per le case editrici. Inoltre, per un potenziale aumento dei ricavi entreranno nella cassetta degli attrezzi anche misure per migliorare l'uso dei modelli premium (come abbonamenti e paywall), ad esempio con una migliore associazione degli articoli alle parole chiave, tale da valorizzare la reperibilità dei contenuti di qualità. Verrà valutato l'impiego della piattaforma pubblicitaria AdExchange. È un'economia della simbiosi alimentata dal motore di ricerca che diventa virtuosa grazie a una gestione più efficiente delle risorse disponibili.

Alle tecniche per incrementare le opportunità di monetizzazione si affiancano le metodologie per allargare e coinvolgere la base dei lettori. Saranno valutate strategie per espandere i confini dell'audience attraverso gli annunci AdWords: sono le inserzioni pubblicitarie associate alle parole chiave trovate dagli utenti sul motore di ricerca che, dopo i clic, convogliano traffico su pagine di quotidiani e riviste nel web.
Per aumentare la partecipazione, inoltre, diventeranno terreni fertili il social network Google+, i canali su YouTube e le videoconferenze degli Hangout, sperimentate negli ultimi mesi ad esempio per interviste in diretta. In particolare, gli editori potranno scegliere di rientrare all'interno di Google News.

La posta in gioco è anche quella di valorizzare gli accessi dei lettori da dispositivi mobili, ad esempio smartphone, tablet, laptop. È una trasformazione in corso che ha contribuito alla diffusione dei modelli a pagamento (come i paywall) per i giornali. "La pubblicità non sarà sufficientemente profittevole: il modello b2c (business to consumer, ndr) diventa sempre più importante e la relazione che possiamo sviluppare con Google per ampliare l'audience sarà monetizzata. Resta una grande sfida conservare con un modello premium un ampio bacino di lettori: ecco perché pensiamo che questa partnership sia benvenuta", osserva Francois Le Hodey, amministratore delegato di Ipm Group e rappresentante degli editori.

La battaglia legale era iniziata nel 2006. Ad avviare la contesa furono l'associazione per la difesa del copyright istituita dalle case editrici in Belgio, Copiepresse, e gli autori, rappresentati da Saj (Société des auteurs journalistes) e da Assucopie (Société belge des auteurs scolaires, scientifiques et universitaires): hanno accusato Google News di violazione del copyright per la presentazione di estratti di articoli (snippet) sulle sue pagine e per la pubblicazione di link a copie di contenuti, conservate nella memoria cache adoperata dal motore di ricerca.

Al momento il gruppo di Mountain View risulta impegnato su non pochi fronti. In Francia è stato il presidente Francois Hollande a dire che Google potrebbe dover pagare per i testi di pubblicazioni locali che indicizza. Al parlamento tedesco è in esame una bozza di legge per chiedere che siano versati compensi alle case editrici in seguito ai clic sugli articoli. E a ottobre in Brasile un gruppo di giornali che raggiunge insieme il 90% della circolazione ha deciso di uscire da Google News.

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