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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2013 alle ore 15:46.

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Nella foto lo stand di Samsung nell'edizione del Ces dello scorso anno (Corbis)Nella foto lo stand di Samsung nell'edizione del Ces dello scorso anno (Corbis)

«Non esiste un prodotto nuovo capace di cambiare le sorti dei produttori giapponesi di tecnologia». Per Sony, Panasonic e Sharp la missione nei prossimi mesi sarà «taglio dei costi e riforme strutturali». Masahiro Ono, analista di Morgan Stanley Mufg Securities Co. È sicuro che il Ces non riserverà grandi sorprese per le giapponesi. Il 2012 per le vecchie signore dell'elettronica nipponica si è chiuso con scambi sulla borsa di Tokio ai minimi da trent'anni e perdite complessive per 19 miliardi di dollari nell'ultimo anno fiscale. La loro crisi parte da lontano ma ha ragioni vicine: lo yen forte, il calo mondiale della domanda di tv e una miriadi di scelte sbagliate nel corso del tempo. Al Ces di quest'anno, a Sony che viene da quattro anni di rosso nei bilanci non basterà il ricordo di aver inventato nel 1979 il Walkman. La nuova strategia varata da Kazuo Hirai verte su device mobili, fotocamere e gaming. Per gli analisti è la sola strada percorribile. Panasonic che ha chiuso l'anno fiscale con una perdita di 772 miliardi di yen guarda sempre di più con convinzione alla green economy, al lighting e ai progetti infrastrutturali legati alle energie alternative. Per Sharp il rosso è di 376 miliardi di yen. La fuga dall'elettronica di consumo per l'azienda con sede a Osaka non è una opzione, mentre gli accordi con Qualcomm e Apple sono una realtà da cui ripartire. Le ragioni del declino delle giapponesi sono diverse tra loro ma su tutte e tre si staglia l'ombra di Samsung, anche quest'anno l'indiscussa regina del Ces. Complice la consueta assenza di Apple, il gigante coreano avrà i riflettori puntati addosso. Da sei anni guida il mercato delle televisione, nei telefonini punta a toccare nel 2013 quota 500-510 milioni di unità vendute. Nel terzo trimestre se guardiamo agli smartphone ha venduto quasi il doppio di Apple. Fa paura anche sul fronte tablet, desktop e portatili. Secondo Idc un device mobile su cinque venduto nel mondo è targato Samsung.

Per Hp, Lenovo, Acer l'inseguimento sui device mobili è più arduo che mai. Qualche chance in più ce l'ha Asus che quest'anno conta di vendere 12 milioni di tablet Android (+90% rispetto al 2012). Dopo il lancio di Nexus 7 le vendite sono triplicate. Il successo di coreani e taiwanesi è anche il successo di Android. Al Ces si attendono altre fotocamere con il sistema operativo di Google. Il contagio dell'elettronica di consumo è talmente sviluppato da spingere il cauto Eric Schmidt, chairman di Google, a definire l'azienda di Mountain View la Microsoft degli anni Novanta: «Oggi Android sta a iOS come Windows stava al Mac», ha dichiarato all'agenzia di Bloomberg. Quello che però Schmidt non ha detto ma invece sa benissimo è che non è dall'elettronica di consumo che deve guardarsi le spalle. La cloud di Amazon cresce a vista d'occhio, come anche il successo del suo tablet Kindle Fire. Microsoft stessa è tutt'altro che in un angolo: ha dodici mesi per dimostrare di poter giocare un ruolo con il suo sistema operativo nuovo. Potrebbe essere il terzo incomodo dopo iOs e Android oppure l'alternativa a due ecosistemi fin troppo consolidati. In cielo le nuvole informatiche, le piattaforme di contenuto, rischiano di pesare, e anche tanto.

luca.tremolada@ilsole24ore.com

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