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Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2013 alle ore 08:13.

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Lenn Pryor, già director platform evangelism per Microsoft, è conosciuto per aver acceso nella sua azienda una web tv formativa per allineare i collaboratori – soprattutto ingegneri – sulle aspettative del cliente esterno: così è nato il videoblog partecipativo Channel 9. Esperienze pioneristiche d'oltreoceano. Però qualcosa si muove anche da noi. La formazione, in perenne e difficile equilibrio tra priorità del mercato e richiesta di maggiore specializzazione delle risorse, esce lentamente dall'aula per abbracciare le nuove tecnologie. Ecco allora che sempre più realtà d'eccellenza – non solo multinazionali ma anche piccole e medie imprese illuminate – iniziano a erogare training online e in mobilità: i collaboratori si formano sulle intranet, su piattaforme di e-collaboration e addirittura su device mobili e su social network. Così la formazione rimbalza tra un post e un tweet, si fraziona, diventa condivisa ed esce dall'aula per entrare nelle nuove agorà digitali d'azienda.
La recente ricerca dell'osservatorio Asfor (associazione italiana per la formazione manageriale) ha interrogato 72 organizzazioni. Il quadro è in chiaroscuro: situazione incerta per il previsionale del 2013 sui budget allocati – il 43% non si esprime e addirittura il 9% è intenzionato a diminuire l'investimento – ma conferma di un trend emerso negli ultimi anni: si opta per sistemi di formazione misti, aula e online. Oltre la metà delle attività di training si svolgono in aula (56,5%), ma crescono le offerte a distanza: le tecnologie incidono per un significativo 15,6%, suddiviso tra full e-learning (8,7%) e blended e-learning (6,9%). Fanno training su intranet il 30% delle aziende, mentre il 16% ha creato aree di e-collaboration. Quasi la metà del campione ha sperimentato l'uso di social network: il 13% delle organizzazioni adotta Facebook, mentre il 14% predilige LinkedIn. E c'è anche chi sperimenta su Twitter (5%). L'uso del video vive una nuova primavera: optano per la formazione mediante web tv aziendale il 10% delle imprese intervistate, mentre il 9% carica i contributi su YouTube. Per un'azienda diventa strategico adottare le nuove tecnologie per formare dipendenti e collaboratori. Così Costa Crociere ha realizzato moduli formativi irradiati sugli schermi della propria flotta per allineare il personale di bordo composto da decine di nazionalità differenti. Mediolanum dalla sua business tv ha prodotto format sulle fasi della crisi finanziaria, fornendo risposte alla rete vendita anche con dirette quotidiane. Enel ha acceso la prima web radio aziendale in Italia: con Enel.radio i dipendenti entrano in relazione tra loro. E c'è anche chi ha scelto i device mobili, ultima frontiera del training online. È il caso di Confindustria Verona: dirigenti e imprenditori hanno fruito settimanalmente di microtutorial multimediali realizzati da Amicucci formazione e incentrati sugli strumenti della rete. Grazie al web la formazione viene erogata anche da piattaforme indipendenti e "dal basso": è il caso di Oilproject.org, scuola gratuita e online con migliaia di video caricati e sostenuta anche da Working Capital di Telecom Italia.
«Oggi la formazione è su più piattaforme e si sfumano le separazioni tra aula e rete. Si registra una maggiore integrazione di strumenti e condivisione di programmi, passaggi importanti per chi opera in ambito globale. L'adozione dei social è ancora sperimentale, e coinvolge le famiglie professionali legate a un'attività formativa», precisa Mauro Meda, segretario generale di Asfor.
Non stupisce questa vivacità sui media sociali. Sulla strategicità di Facebook e Twitter in azienda si è soffermato anche l'osservatorio business intelligence dell'Università Bocconi: all'inizio guardati con diffidenza, oggi per il 76% delle oltre mille realtà intervistate i social network vengono considerati alleati preziosi per ingrossare il portfolio clienti. Così la nuova aula passa anche per un aggiornamento di stato o un cinguettio.
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È crisi anche per gli e-reader
L'anno scorso nel mondo sarebbero stati consegnati meno di venti milioni di e-reader, il 28% in meno rispetto al 2011, secondo i dati pubblicati dal Wsj. La crisi sarebbe dovuta alla concorrenza dei tablet che offrono, oltre alla libreria digitale, funzioni tipiche di pc e smartphone.

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