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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2013 alle ore 08:49.

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(Reuters)(Reuters)

Facebook e Microsoft contro Google. Ma anche contro TripAdvisor, Linkedin, i siti di online dating e molte altre specie di piattaforme che consentono di trovare risposte rilevanti alle domande cui si cercano risposte in rete. Sfida grande e ambiziosa: e infatti Mark Zuckerberg è stato molto prudente nel presentarla. Ma il motore di ricerca sociale era una possibilità ormai a portata di mano.

Il grande patrimonio di Facebook è un miliardo di abbonati che hanno creato mille miliardi di connessioni scambiandosi contenuti, segnalando quello che apprezzano con il «like», raccontando qualcosa di se per coltivare le relazioni con gli altri. La rete di collegamenti tra persone, giudizi e cose che emerge da questo cosiddetto «grafo sociale» è una chiave di lettura sul mondo. E con molta coerenza è diventato un modo per cercare informazioni e giudizi.
La «graph search» consente di trovare i film, le foto o i ristoranti che piacciono alle persone che conosciamo, cercare un fidanzato tra gli amici degli amici, oppure assumere qualcuno che piaccia a persone che ci piacciono. È potenzialmente un drastico cambiamento nel modo di usare Facebook. È una sfida tecnologica straordinaria. È un nuovo labirinto in termini di privacy, cui Facebook risponde dichiarando che tutti avranno modo di ritirare i contenuti che non vogliono siano ricercabili. Sarà il caso di starci attenti, perché durante la presentazione del nuovo servizio si è compreso chiaramente che si potranno fare anche ricerche su argomenti piuttosto sensibili, tipo: «Chi si può assumere tra gli amici dei miei amici che apprezza Mitt Romney e non Barack Obama?».

Ma anche se tutto questo si chiarisse, i motivi di riflessione non mancheranno. Per esempio per chi, come Eli Pariser, autore di "The Filter Bubble", si preoccupa che Facebook, come del resto Google, contribuisca a chiudere le persone nel recinto chiuso delle loro conoscenze e riduca le probabilità di scoprire nuovi punti di vista.
Zuckerberg però è convinto che il valore d'uso della sua nuova tecnologia costruirà una base di utilizzo talmente grande da rendere difficile tornare indietro. E su quei comportamenti pensa di sviluppare un business. In effetti, la sua azienda, vista dal mondo della finanza, ha bisogno di alzare significativamente la redditività del suo miliardo di utenti, che attualmente non producono che qualche dollaro a testa all'anno di fatturato. Di certo i trend setter tra i suoi utenti avranno un valore pubblicitario molto più alto.

La strada è lunga, dice però Zuckerberg, che alla finanza presta sempre ascolto con una punta di distrazione. Ora la «graph search» esce in prova limitata e non è per gli smartphone. «Abbiamo anni di lavoro davanti». Su questo punto, Zuckerberg tiene la barra dritta: la sua è una visione di lungo termine. E le relazioni trimestrali non sono il suo problema principale.

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