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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2013 alle ore 13:54.

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Un progetto web dal basso vuole creare la prima mappa del degrado ambientale italiano, usando in modo complementare i modelli dell'open data e del crowdsourcing. Si chiama Aci (Antropentropia comuni italiani) ed è un'idea no profit nata dalla community del Well-being (ww.albanesi.it, del divulgatore scientifico Roberto Albanesi). Partito da poche settimane, il progetto sta attirando l'interesse di vari esperti italiani di web democracy ed è appena arrivato ai primi risultati: la mappa dell'antropentropia in Lombardia, Puglia, Veneto, Emilia-Romagna, Provincia autonoma di Trento, Sardegna. Con questo termine, la community definisce il rapporto tra la superficie totale di un comune e la sua parte «antropizzata», cioè quella occupata da strade, edifici, ferrovie. Misura insomma quanto la presenza dell'uomo ha degradato l'ambiente e permette di notare le aree problematiche a colpo d'occhio. I colori delle mappe vanno dal verde (buona situazione), al giallo (pericolo), fino al viola (problemi gravi per l'ambente) e al nero (degrado ormai irrecuperabile).
«Sfruttiamo il fatto che alcune Regioni italiane dispongono di geodati che descrivono il territorio in base a 400 categorie definite dal programma europeo Corine Land Cover e ne consentono acquisizione e uso senza oneri», dice Albanesi. I geodati dicono insomma «qui c'è una strada», «qui un bosco», «qui una casa» eccetera (sono alcuni esempi di categorie). L'elaborazione dei geodati, per Aci, è a cura di Antonio di Gennaro, esperto di bonifica di siti contaminati e collaboratore dell'Agenzia regionale di protezione ambientale del Lazio.
Gli open data sono le fondamenta del progetto, ma c'è un problema: le Regioni mappate finora sono quelle che hanno rispettato al meglio i dettami del Corine Land Cover. Altre hanno geodati con un livello di dettaglio insufficiente per il progetto: «Più piccola è la risoluzione, più è facile nascondere casi gravi di degrado», dice Albanesi. Altre ancora invece avrebbero dati utili ma li forniscono solo a pagamento (per migliaia di euro). E qui interviene il crowdsourcing: per le zone dove non ci sono open data, il progetto si affida ai 7mila utenti della community, chiamati a mappare il territorio del proprio comune. Aci fornisce loro le istruzioni su come fare e indica gli strumenti software da utilizzare (gratuiti).
«Questo progetto è un esempio magistrale di come gli open data possono avere anche una finalità civica», dice Juan Carlos de Martin, del Politecnico di Torino e massimo esperto di open data e web democracy. «Permettono ai cittadini di essere più consapevoli della situazione del proprio territorio e di fare quindi pressione sulle amministrazioni comunali», continua. «Certo il crowdsourcing è uno strumento potente, ma se ci sono open data disponibili è peccato non poterli usare».
«Aci dimostra che è possibile fare attivismo civico ecologista grazie agli strumenti e alla filosofia di internet», aggiunge Fiorello Cortiana, già senatore per la Federazione dei Verdi e storico difensore dei diritti di internet. «Dobbiamo costruire una memoria condivisa del territorio, per svelarne gli abusi. Non solo. Le città del futuro, per potersi definire smart, dovranno adottare modelli di partecipazione informata alla cosa pubblica. Reti sociali, open data e open government sono gli strumenti cardine».
La complementarietà tra open data e crowdsourcing, in Aci, serve non solo per sviluppare la mappa ma anche per far crescere un doppio livello di consapevolezza. Vedere la mappa è il modo più immediato per conoscere i problemi del territorio. Ma partecipare alla costruzione del progetto, via crowdsourcing, porta la consapevolezza a un livello più profondo, anche se magari questo coinvolgerà solo gli utenti più motivati ed esperti.
Il fenomeno ha una dimensione globale. Google afferma che le proprie mappe (compresi Google Earth e Google Ocean) servono anche a una presa di coscienza ecologica, poiché mostrano in modo diretto come l'uomo stia trasformando il pianeta Terra (la distruzione delle foreste e delle barriere coralline, per esempio). Per rivelare i processi meno macroscopici e più lenti possono essere utili però i progetti locali sviluppati dal basso. (al.lo)
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7
Migliaia Sono gli utenti che partecipano al progetto
400
Categorie Definiscono e classificano il territorio
6
Regioni Quelle che sono state mappate sinora

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