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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2013 alle ore 20:55.

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I giovani e i social network: è qui che dilaga il cyber bullismoI giovani e i social network: è qui che dilaga il cyber bullismo

In una dimensione quotidiana sempre più virtuale, anche i reati si spostano sul web. È una conseguenza sistematica, forse anche logica. E pensare che su Internet alla voce reati possano corrispondere soltanto truffe e pedopornografia è decisamente riduttivo.

Lo conferma uno studio realizzato da Ipsos per Save the Children, dal titolo emblematico: "I ragazzi e il cyber bullismo". Proprio così, il "cyber bullismo", cioè il bullismo che lascia la strada, l'aula di una scuola, la sala giochi di quartiere, e diventa dati, pixel, post. Si può essere bulli anche su Facebook, via mail, con un sms. Proprio sui social network l'allarme è dilagante: il campo preferito dal cyber bullo è l'ambiente social (come Facebook), dove crea gruppi ad hoc per denigrare la vittima, posta foto con insulti, rende pubblici dati privati.

I risultati della ricerca sono preccupanti, se si considera che "il 72% degli adolescenti e giovanissimi italiani avverte il cyber bullismo come il fenomeno sociale più pericoloso del proprio tempo". Più della droga (55%), del pericolo di subire una molestia da un adulto (44%) o del rischio di contrarre una malattia sessualmente trasmissibile (24%). Per molti ragazzi il cyber bullismo arriva a compromettere il rendimento scolastico (38%, che sale al 43% nel nord-ovest), erode la volontà di aggregazione della vittima (65%, con picchi del 70% nelle ragazzine tra i 12 e i 14 anni e al centro), e nei peggiori dei casi può comportare serie conseguenze psicologiche come la depressione (57%, percentuale che sale al 63% nelle ragazze tra i 15 e i 17 anni, mentre si abbassa al 51% nel nord-est).

Come e dove si sceglie la "vittima"
Secondo la ricerca condotta da Ipsos è facile attirare l'attenzione del "cyber bullo" se ci si veste in modo insolito, se si ha un colore della pelle diverso o finanche se si è la più graziosa della classe. Nei criteri di elezione della vittima infatti la "diversità", nelle sue varie declinazioni, gioca un ruolo non secondario: l'aspetto estetico (67%, con picchi del 77% tra le femmine dai 12 ai 14 anni), la timidezza (67%, che sale al 71% sempre per le ragazze preadolescenti), il supposto orientamento sessuale (56% che arriva al 62 per i preadolescenti maschi), l'essere straniero (43%), l'abbigliamento non convenzionale (48%), la bellezza femminile che "spicca" nel gruppo (42%), e persino la disabilità ( 31%, che aumenta al 36% tra le femmine dai 12 ai 14) possono essere valide motivazioni per prendere di mira qualcuno. Di minore importanza, o almeno non abbastanza per attirare l'attenzione dei bulli, sono invece considerati l'orientamento politico o religioso, causa di atti di bullismo rispettivamente per il 22 e il 20% dei ragazzi.

L'attacco sui Social Network
Secondo lo studio pubblicato da Save the Children sono diverse le modalità che i ragazzi raccontano di poter mettere in atto una volta individuata la vittima: si rubano e-mail, profili, o messaggi privati per poi renderli pubblici (48%), si inviano sms/mms/e-mail aggressivi e minacciosi ( 52%, lo fanno soprattutto le femmine preadolescenti, la cui percentuale raggiunge il 61%), vengono appositamente creati gruppi "contro" su un social network per prendere di mira qualcuno (57%), o ancora vengono diffuse foto e immagini denigratorie o intime senza il consenso della vittima (59%, con picchi del 68% nel nord est), o notizie false sull'interessato via sms/mms/mail (58%). Quel che è certo è che la modalità d'attacco preferita dai giovani cyberbulli è la persecuzione della vittima attraverso il suo profilo su un social network (61%).

Le conseguenze
Quel che preoccupa maggiormente sono le conseguenze che il cyber bullismo ha sulle vittime. Quella principale, secondo lo studio, è l'isolamento. Per il 67% degli intervistati, chi subisce cyber bullismo si rifiuta di andare a scuola o fare sport, ma soprattutto è la dimensione della socialità a risentirne: il 65% afferma che le vittime non vogliono più uscire o vedere gli amici (con picchi de 70% al centro e tra le femmine dai 12 ai 14 anni), il 45% che si chiudono e non si confidano più (anche qui, per le femmine la percentuale sale al 47%). Anche effetti più gravi, che incidono sullo stato di prostrazione psicologica della vittima, sembrano essere ben percepiti dai ragazzi.

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