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Questo articolo è stato pubblicato il 05 febbraio 2013 alle ore 20:12.

La grande rete elettrica ad alta tensione batte ancora la fiacca. E le Authority spronano Terna, il gestore indipendente a controllo pubblico che presenterà il 6 febbraio il suo nuovo piano di investimenti. Non è, ben inteso, un formale atto di accusa. Almeno per ora. Nella consapevolezza dei mille intralci che il gestore è costretto a subire nella sua opera (sono stranoti i tormenti che minano qualunque infrastruttura italiana, comprese quelle di pubblica utilità) Antitrust e Autorità per l'energia hanno comunque deciso di vederci chiaro, ognuno dal proprio versante istituzionale. Arriva così l'affondo dell'Authority di settore, che ha selezionato 25 opere "strategiche", a partire dall'ansimante realizzazione del mega-elettrodotto tra Sicilia e Calabria che dovrebbe porre fine alla semi-autarchia elettrica dell'isola sulla quale si sviluppano non solo inefficienze ma anche vistose speculazioni sui prezzi di generazione.
Sicilia in prima linea
Il mega-cavo tra Sorgente e Rizziconi dovrà entrare in funzione – impone ora l'Authority – entro giugno 2015. E all'orizzonte dovranno materializzarsi nel frattempo le altre annose opere. Tra queste il rinforzo delle reti tra Foggia e Benevento e il potenziamento delle interconnessioni con l'estero, che dovranno tra l'altro dare respiro all'ipotesi di un'Italia futuro hub integrato dell'energia nel Continente. L'aumento di capacità dell'attuale collegamento con la Francia dovrà essere assicurato entro ottobre prossimo e la nuova linea aggiuntiva dovrà funzionare entro il 2019. Il cavo con il Montenegro dovrà trasportare elettroni entro ottobre 2017.
Tabella di marcia obbligata
Incoraggiamenti e obblighi più stringenti, prevede l'Authority. Che d'ora in poi assicurerà una remunerazione aggiuntiva solo alle opere principali (2% rispetto al precedente 3%) escludendo dall'ulteriore beneficio le opere accessorie. E il bonus scatterà – precisa l'Authority in una nota - solo con la piena realizzazione di tutti i lavori nei tempi ora previsti con precisione per ogni opera. Con una possibile dilazione della "data obiettivo" solo nel caso «il ritardo sia dovuto all'iter autorizzativo, ovvero a cause che oggettivamente non sono sotto il controllo del gestore del sistema di trasmissione». Cause, occorre dire, tutt'altro che rare. Come dimostrano anche in questi giorni le curiose manifestazioni contro i cantieri del mega-cavo tra Sicilia e Calabria. Ma a dare il la all'iniziativa dell'Authority per l'energia era stata nei giorni scorsi direttamente l'Antitrust, che nel suo parere sulla bozza di strategia energetica nazionale tracciata dal Governo uscente osservava «con preoccupazione» che da molti anni «non viene a compimento» il promesso piano di sviluppo della rete di trasmissione elettrica nazionale, vitale per accompagnare l'evoluzione del sistema elettrico non solo verso la piena competizione da gestori ma soprattutto verso un sistema di energia distribuita capace di gestire correttamente le energie rinnovabili (che rappresentano il futuro, ma sono discontinue e problematiche).
Bonus ma anche penali
Di qui la proposta del Garante per la concorrenza dell'Antitrust di introdurre un più stringente sistema di penalizzazione dei ricavi riconosciuti al Terna se le opere non entrano in funzione nei tempi e nei modi previsti. Nella sua proposta l'Antitrust va addirittura oltre la minacciata rampogna dell'Authority di settore. Oltre a un rigoroso controllo dei tempi e dei modi su cui commisurare i bonus (come quello appena annunciato dall'Authority per l'energia) potrebbero essere studiate – propone il Garante – vere penalizzazioni del sistema di remunerazione in caso di colpevoli ritardi attribuibili a Terna. Che ha immediatamente riservato alla rampogna Antitrust (ma la controreplica vale evidentemente anche per l'Authority di settore) una piccatissima reazione.
Ma il gestore contesta
«I fatti – polemizza Terna in una nota – dicono che negli ultimi anni Terna ha investito oltre 6 miliardi di euro sulla rete, moltiplicando per cinque l'impegno di spesa annuo che ha raggiunto nell'ultimo triennio quota 1,2 miliardi di euro. La realizzazione delle opere, 2400 km di elettrodotti e oltre 70 stazioni già fatti, e quello delle infrastrutture già in cantiere ha consentito, senza pesare un euro sulle casse dello stato, di risparmiare oltre 4 miliardi di euro sull'intero sistema elettrico, e di eliminare quasi tutte le congestioni sulla rete, facendo raggiungere a Terna in pochi anni un livello di eccellenza europeo e azzerando il gap dell'Italia che esisteva in passato rispetto ad altri paesi europei». L'Antitrust «dovrebbe sapere – punge ancora Terna – che esiste già, e non da ieri, un meccanismo di premi e penalità stabilito dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, unica deputata alla regolazione economica, e che Terna non è mai incappata in nessuna sanzione perché ha sempre realizzato le opere secondo quanto previsto nonostante l'Italia sconti una situazione burocratica che certo non favorisce le grandi opere, tale per cui ci vogliono 8-10 anni per avere tutti i permessi».
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