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Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2013 alle ore 15:34.

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Cento tra ingegneri, esperti di marketing e di design. Due responsabili di livello. La supervisione completa del mago del design Jonathan Ive. Se davvero Apple non sta preparando un orologio super-tecnologico - iWatch come è stato soprannominato dalla stampa di settore – è una delle indiscrezioni meglio inventate della storia. Troppo bella per non essere vera.

Dopo il New York Times e il Wall Street Journal, infatti adesso anche Bloomberg si lancia in una serie di indiscrezioni raccolte all'interno del perimetro di Apple, una delle aziende che durante gli ultimi 14 anni di guida di Steve Jobs ha avuto fama di essere super-segreta ma che recentemente sta lasciando filtrare più o meno volontariamente fin troppe informazioni su ipotetici prodotti futuri. E a fare la parte del leone è la voce che Apple stia preparando il nuovo apparecchio "rivoluzionario": un orologio degno di Dick Tracy, comunicatore, tablet miniaturizzato, sensore Nfc per pagamenti con moneta digitale e per attivare sensori di prossimità ad esempio per avviare l'automobile o aprire le porte automatiche di casa.

Ben 100 tra designer, ingegneri e manager sono al lavoro sotto la supervisione di due dirigenti di lungo corso seppure sconosciuti al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori: James Foster, senior director della sezione engineering di Apple già fondatore della Xmos Semiconductor, e Achim Pantfoerder, un altro dirigente Apple ex Siemens ed esperto di gestione per lo sviluppo degli iPhone, assunto da Apple nel 2005 come risulta da informazioni raccolte dal Sole 24 Ore.
L'iPhone e l'iPod sono i due apparecchi che l'iWatch potrebbe andare ad integrare: con una connessione Bluetooth a bassissimo consumo e il sistema di comandi vocali Siri, infatti, l'orologio avvolgerebbe il polso con una fascia di vetro ultraresistente e piegabile creata dai terzisti produttori del Gorilla Glass utilizzato da Apple per iPad e iPhone, e permetterebbe di eseguire numerose operazioni "senza mani".

In passato la sesta generazione dei piccoli iPod nano realizzati da Apple, che avevano forma squadrata e dieci tipi di quadrante segnatempo, erano stati utilizzati come primordiali orologi da polso da parte di ingegnosi terzisti che avevano proposto cinturini in plastica o in pelle, anche a cifre superiori ai cento dollari. L'idea deve aver attirato l'attenzione di Apple che sta cercando da tempo di trovare un nuovo prodotto da cavalcare, dopo che nel 2001 è nato l'iPod, nel 2007 l'iPhone e nel 2010 l'iPad. I ritmi dell'innovazione sono sempre più serrati mentre il mercato dei servizi appare meno ingenuo che in passato, come dimostra la difficoltà per Apple a stringere convenienti accordi nell'ambito dei contenuti televisivi per varare il suo media center Apple Tv di nuova generazione.

Il nuovo orologio segue la scia aperta da Google con i "computer indossabili" (Google ha realizzato un prototipo di occhiali "intelligenti", poco più di un giocattolo in questo momento) e probabilmente segna anche il primo progetto di tecnologia concepito e portato avanti dell'era Tim Cook. A differenza di quanto accadeva durante gli anni in cui Steve Jobs era tornato alla guida di Apple (dal 1997 al 2011), infatti, il gruppo di lavoro è diventato sempre più grande e adesso le decisioni non vengono più prese direttamente dal capo. Tim Cook non ha la capacità né l'attitudine per essere un leader di tecnologia come Steve Jobs: nei mesi scorsi una serrata lotta di potere tra i due possibili "capi" in grado di scegliere e orientare le decisioni strategiche in ambito tecnologico ha portato alle dimissioni di Scott Forstall e alla sostanziale vittoria di Jonathan "Jony" Ive, il capo del design prima solo dell'hardware e adesso anche del software, oltre a una ridistribuzione delle competenze in maniera orizzontale per portare in prospettiva alla fusione tra mondo Mac OS X e mondo iOS (tablet e smartphone) di Apple.

Tim Cook, che è intervenuto ieri a un evento di Goldman Sachs per la tecnologia, ha ribadito che il suo ruolo è di coordinamento generale e di organizzazione delle attività, e non di sostituzione di Steve Jobs come punto di sintesi di tutte le strategie. Cook ha anche ribadito che la chiave del lavoro in Apple è sempre l'innovazione e che l'azienda non ha intenzione di fare compromessi con la qualità per avere prezzi più bassi: "Non ci chiediamo come fare a fare prodotti più economici – ha detto Cook ma come fare a fare grandi prodotti". Nessun Mac a 350 dollari, dunque, anche se la ricerca per trovare il modo di realizzare prodotti in quella fascia di prezzo ha portato alla creazione degli iPad (che costano circa 360 dollari negli Usa).

Il problema che attanaglia Apple è invece un altro: l'azienda va bene, i conti sono in super-nero, ma i margini stanno calando. Dal 46 al 39%. Quello che vogliono gli azionisti, che nei giorni scorsi hanno fortemente penalizzato, è una nuova "onda" di prodotto da cavalcare: una nuova rivoluzione anziché l'evoluzione dei prodotti esistenti, copiati dalla concorrenza e comunque prodotti con margini calanti e a prezzi decrescenti. La scommessa di Tim Cook potrebbe essere l'oggetto che ha fatto partire la rivoluzione industriale, come scriveva Lewis Mumford, cioè l'orologio, che diventerebbe il nostro computer personale da tenere sempre indosso.

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