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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2013 alle ore 19:26.

La musica è un'area in evoluzione: Google ha in cantiere il lancio di un'offerta per brani da ascoltare in streaming attraverso il suo sistema operativo Android e prevede che sarà anche a pagamento. Inoltre per YouTube progetta di aggiungere sottoscrizioni in abbonamento dove gli utenti potrebbero guardare video o accedere soltanto all'audio. Sono indiscrezioni pubblicate dal Wall Street Journal e rivelano trattative in corso con le etichette discografiche.

Indicano un'accelerazione per guadagnare terreno su rivali che hanno piattaforme musicali in streaming come Spotify, integrato con Facebook, e Deezer.
Google guarda in avanti. Finora ha varato anche in Italia Google Music: gli utenti possono ascoltare brani che hanno già archiviato nella loro raccolta oppure sono in grado di acquistarli su Google Play. È accessibile da web o da applicazioni software per dispositivi mobili. Sbarcato per la prima volta negli Stati Uniti durante il 2011, è stato una risposta ad Apple e Amazon. Ha richiesto anni di negoziati con le major discografiche. YouTube invece ha immensi scaffali digitali per i video: è soprattutto la pubblicità ad alimentarne il fatturato. Ad esempio il filmato di Gangnam Style del rapper Psy ha generato 8 milioni di dollari dalle inserzioni commerciali.

Con gli abbonamenti il colosso di Mountain View vuole ampliare i confini. E guarda alle piattaforme di musica in streaming che hanno costruito il loro successo negli ultimi anni: gli iscritti possono scegliere l'ascolto gratuito affiancato ai messaggi promozionali oppure una sottoscrizione a pagamento per l'accesso a servizi premium. È un territorio dove hanno percorso una lunga strada startup diventate aziende come Pandora, Spotify e Deezer. Sono state in grado di elaborare complessi algoritmi per capire gli interessi degli utenti. Pandora ha sviluppato la formula del Music Genome Project che consiglia i brani musicali a partire dalle preferenze simili di altre persone. Spotify invece può contare sull'alleanza con Facebook dove gli iscritti segnalano cosa stanno ascoltando: inoltre possono compilare playlist da condividere. L'International Federation of the Phonographic Industry (Ifpi) rileva che nella prima metà del 2012 lo streaming musicale, sostenuto da pubblicità e abbonamenti, ha raggiunto il 16% del fatturato globale della musica.

La competizione è intensa. Secondo la società d'analisi di mercato Gartner il sistema operativo Android è installato sul 69,7% degli smartphone venduti nell'ultimo trimestre dell'anno scorso. Per Google diventa una vetrina dove coinvolgere un pubblico a pagamento. E con YouTube può espandere i confini ovunque, dal web ai dispositivi mobili: la piattaforma di videosharing ha inoltre scommesso sulla produzione di canali originali che coinvolgono artisti professionisti e utenti.

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