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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2013 alle ore 11:58.

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Le scarpe intelligenti indossate da un giocatore raccontano la cronaca di una partita di basket: "parlano" e inviano messaggi nel social network Google+ per commentare i movimenti sul campo. È un prototipo di Google che ha incuriosito il web. Non sembra destinato alla commercializzazione: esplora una frontiera per campagne promozionali aperta dagli oggetti in grado di connettersi a internet e di comunicare in tempo reale.

Le smart sneaker hanno accelerometro, giroscopio e sensori di pressione: sono dotate di un vistoso altoparlante e anche di connettività Bluetooth per l'accesso al web attraverso un dispositivo mobile. Possono riprodurre parole e commentare le azioni di chi le indossa, senza che l'utente abbia la necessità di scrivere nulla. Nel video di Google, ad esempio, quando una persona corre le smart sneaker "pronunciano" la frase "mi piace sentire il vento tra i lacci" e possono pubblicarla anche nella rete sociale online Google+ come se fosse un messaggio. In questo modo ricostruiscono una narrazione delle attività durante una giornata. È un'idea che deriva dalla collaborazione tra Google, YesYesNo, 72andSunny e Adidas. Fa parte del programma "Art, Copy, Code" varato dal colosso di Mountain View per immaginare applicazioni nella pubblicità: secondo le stime di Cisco nel 2017 saranno oltre 10 miliardi i device mobili connessi a internet. Che entreranno nel flusso di conversazioni delle reti sociali online.

Su Twitter erano iniziate le prime sperimentazioni già nei primi anni di vita del social network. Alcuni utenti, quasi per gioco, avevano programmato microcontroller per abilitare le piante a segnalare con un tweet quando avevano bisogno di essere innaffiate. Più di recente a richiamare un pubblico globale è stato il rover Curiosity con una cronaca della sua missione durante il viaggio verso Marte e in seguito nell'esplorazione della superficie del pianeta rosso: in questo caso, però, un team della Nasa offre la voce a Curiosity. Negli ultimi mesi è arrivata un'ondata di gadget da indossare e di piccoli dispositivi dotati di sensori: tutti hanno connettività wireless e permettono agli utenti di semplificare azioni, ad esempio l'invio di un messaggio quando raggiungono un luogo. Sono opportunità di condivisione nei social media generate anche dai tag Nfc oppure dai codici bidimensionali a scacchi bianchi e neri. È un frammento dell'internet degli oggetti (internet of things): come ricorda l'Harvard Business Review si tratta di una parola coniata nella metà degli anni Novanta da Kevin Ashton, direttore del network Auto-Id Labs del Mit.

Il video di Google "Talking Shoes"
http://www.youtube.com/watch?v=VcaSwxbRkcE

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