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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2013 alle ore 17:04.

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Una retina artificiale organica, che non ha bisogno di essere alimentata da batterie. Il prototipo, italiano, è stato realizzato utilizzando materiali biocompatibili. Questa retina funziona come una microcella solare ed è stata messa a punto da un gruppo di ricerca coordinato da Fabio Benfenati dell'Istituto Italiano di tecnologia a Genova. Descritta sulla rivista Nature Photonics, è stata testata in laboratorio ma già si sta lavorando alla sperimentazione animale e se tutto va bene, osserva Benfenati, nel giro di tre-quattro
anni si potrebbero avere i primi studi pilota sull'uomo.

Nato dalla collaborazione con Guglielmo Lanzani e il suo gruppo del Centro per le
nanoscienze e tecnologie a Milano, il lavoro dimostra la possibilità di realizzare protesi
visive con materiali biocompatibili organici, piuttosto che con semiconduttori inorganici
come il silicio usato finora per le protesi visive. Con la nuova tecnica si potrebbere venire incontro ai problemi dei pazienti colpiti da retinite pigmentosa o degenerazione maculare, che causano problemi alla vista, fino alla cecità.

Cruciale per il lavoro è stato il tipo di materiale organico usato, un polimero
semiconduttore utilizzato comunemente nelle celle solari organiche, chiamato P3HT, che ha una struttura a base di carbonio. Una struttura, rileva Benfenati, molto somigliante a quella che nella retina è sensibile alla luce. Nell'esperimento i
ricercatori hanno sistemato una retina di ratto con fotorecettori danneggiati (coni e
bastoncelli) su un substrato di vetro rivestito con un metallo conduttore trasparente,
l'ossido di indio-stagno, e il polimero organico. Lo strato di polimero, colpito dalla luce, ha funzionato come un fotorecettore artificiale, stimolando i neuroni della retina.
Anche se tali retine non sono ancora abbastanza sensibili per operare su tutta la gamma
di condizioni di luce naturale, i ricercatori ritengono che vi sia un ampio margine per
ottimizzare questa tecnica e sono già al lavoro per cominciare ad impiantare la retina
artificiale nei ratti.

Le retine artificiali realizzate finora, basate sul silicio, spiega Benfenati, hanno
molti inconvenienti: «necessitano di microtelecamere che acquisiscono le immagini e poi le informazioni devono essere elaborate da un computer ed inviate alla retina
artificiale. Inoltre devono essere alimentate da batterie. La retina artificiale che
abbiamo realizzato ha il vantaggio di essere autonoma, non necessita di batterie o altri sistemi che la alimentino, ha la capacità di stimolare i neuroni e non produce calore, a differenza delle altre protesi retiniche».

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