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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 16:56.

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Sono stati tre giovani ricercatori dell'università di Pisa a varare nel 1996 un pionieristico motore di ricerca italiano per il web: si chiamava Arianna ed era una prima potente bussola per orientarsi in una galassia in rapida espansione su internet. Hanno avuto il sostegno di Italia OnLine e di Olivetti Telemedia. Il destino dei tre è rimasto intrecciato con il web: Giuseppe Attardi insegna nel dipartimento di Informatica dell'università di Pisa, Domenico Dato è un manager di Tiscali e Antonio Gulli segue per Microsoft l'evoluzione di Bing e di big data. Dopo un iniziale decollo Arianna nel tempo rallenta il passo. Era cambiata la geografia online, erano arrivati altri rivali e diminuivano gli investimenti in seguito alla crisi della new economy.

L'intuizione di Hyper Search
Nel settembre del 1998 diventa una startup il progetto di due ricercatori della Stanford University, Sergey Brin e Larry Page: scelgono il nome Google. A ispirarli era stata anche la conferenza mondiale del World Wide Web a Santa Clara, in California, dove nel 1997 un ricercatore italiano, Massimo Marchiori, presentava i suoi risultati. Aveva un prototipo, Hyper Search. Ma non poteva contare su quell'ecosistema di venture capital che ha alimentato i primi passi di Google e di molti altri giganti di internet. Riceve un invito per entrare a far parte del colosso di Mountain View, ma rinuncia. Marchiori non abbandona, però, l'idea di una startup.

Powerset diventa Bing
Dopo la bolla della new economy sopravvivono pochi grandi motori di ricerca. Emerge l'astro di Google. Attirano gli investimenti soprattutto social media e blog. Inoltre prendono il via progetti di nicchia. I riflettori sono puntati sul web semantico: semplificando, è un web comprensibile anche per le macchine. Un ex allievo del Politecnico di Milano, Lorenzo Thione, si trasferisce negli Stati Uniti, studia presso il Palo Alto Research Center (Parc) e vara la sua startup, Powerset: raccoglie 14,5 milioni di dollari in meno di due anni. Sarà acquistata nel 2008 da Microsoft per una cifra mai resa pubblica, ma indiscrezioni dell'epoca indicavano 100 milioni di dollari. Diventerà un pilastro per il debutto di Bing che un tempo mostrava una funzione di ricerca semantica su Wikipedia di diretta derivazione da Powerset. Dopo la cessione Thione ha puntato anche su altre iniziative: ha lanciato negli Stati Uniti una startup, Artify, che abilita i cittadini a noleggiare opere d'arte.

La sfida di Volunia
Dopo aver fatto ingresso nella classifica Tr35 della Technology Review del Mit ed essere diventato docente di informatica all'università di Padova, Massimo Marchiori getta le basi per Volunia: è un'idea visionaria per cambiare la ricerca online integrandola con social network e discussioni in tempo reale. Ha il sostegno di investitori italiani e adopera un data center nazionale. Non riscuote subito l'attenzione del pubblico. Continua l'evoluzione attraverso successivi miglioramenti. Marchiori in seguito decide di abbandonare il team per dissidi sulla gestione strategica della startup.

Il debutto di «istella»
Tiscali con «istella» vara un progetto molto più ampio di un motore di ricerca. Può scandagliare il web italiano dove altri non arrivano grazie ad accordi con istituzioni ed enti di ricerca. Ha una bacheca che permette agli utenti di condividere immagini, audio, video e testi. Come nei social network è possibile diventare followers di altri iscritti in una community. Incorpora una macchina del tempo per riscoprire la storia dei centri urbani nazionali attraverso mappe digitali. E guarda in avanti verso la complessità dell'economia della conoscenza.

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