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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 18:01.

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«Io credo che Istella possa contribuire a disegnare una nuova Tiscali, che riparte dall'innovazione e che non guarda solo al mercato delle telecomunicazioni come nel passato, e marginalmente a quello dei media, ma che punta al nuovo mercato dei grandi servizi internet». Renato Soru, presidente e amministratore delegato di Tiscali - società quotata a Piazza Affari con ricavi per 173,2 milioni di euro nei primi nove mesi del 2012 - guarda al nuovo motore di ricerca da oggi online come alla naturale prosecuzione di un lavoro iniziato anni fa (e interrotto in cambio di 10 milioni di dollari da parte di Google) ma anche come a una svolta.

«Di certo un'azione necessaria e un dovere industriale, visto che c'è un player che ha il monopolio di questo mercato e in realtà - precisa Soru - la storia insegna che ci sono delle occasioni proprio quando c'è un player che ha quasi il 100% di quota di mercato; ci sono delle difficoltà ma anche delle grandi opportunità perché nulla si tiene in un monopolio».

Nonostante il chiaro richiamo, l'ex presidente della Regione Sardegna, che stamattina ha presentato Istella, mira però subito a marcare la differenza con il motore di ricerca del colosso di Mountain View: «Oggi muoviamo i primi passi con un servizio alternativo e complementare». Che ha un tratto distintivo nei contenuti con un taglio più "made in Italy". Sono infatti indicizzati con particolare cura i domini italiani. Il tutto grazie ad accordi con istituzioni, fondazioni, associazioni. Tant'è che il motore di ricerca indicizza anche i dati dell'Enciclopedia Treccani, degli archivi e dei cataloghi del ministero dei Beni Culturali, della Guida Monaci. Tranne qualche caso, il numero uno di Tiscali ci tiene a precisare che «non si tratta di accordi onerosi. C'è reciproca utilità perché molti di questi archivi stanno lavorando per la divulgazione e noi siamo interessati ad aiutarli; penso al Ministero dei Beni Culturali o al sistema dei musei italiani»

Ora si tratterà di vedere quanta parte del monopolio di Google potrà essere attaccato da Istella. «Da una parte - precisa Soru - stiamo parlando di un'azienda, Google, che è diventata la seconda-terza azienda al mondo. Dall'altra stiamo parlando di un mercato importante che solo in Italia vale fino a 2 miliardi». Il che significa «che il 10% del mercato vale 200 milioni di ricavi con dei margini di contribuzione estremamente alti perché i costi industriali sono molto più bassi di quelli delle Tlc».

Obiettivi importanti che potrebbero sembrare anche inaccessibili. Soru però su questo ha le idee chiare: «Ci sono altri paesi qui in Europa dove Google è al secondo posto; in Russia Yandex è al primo posto. Nella Repubblica Ceca il primo motore si chiamo Seznan; in Turchia adesso sta nascendo per iniziativa di Yandex un motore di ricerca che sfida Google».

Tutto sta dunque a vedere quanto il web "di qualità" e made in Italy possa attirare gli utenti Internet. Che potrebbero guardare a Istella anche per una sua ulteriore caratteristica. C'è infatti la parte "social", di condivisione dei contenuti degli utenti che rappresenta una novità rispetto agli altri motori di ricerca. «C'è una coda lunga di sapere, che non proviene da nessun sito web e che magari non è in nessun archivio, ma che è negli archivi personali degli utenti», spiega Soru. Con Istella si dà, infatti, la possibilità di caricare documenti, immagini, video e audio di interesse comune, senza alcun costo, rendendoli immediatamente disponibili in rete. Attraverso la propria pagina personale, gli utenti possono effettuare la "pubblicazione" dei propri contenuti, che saranno indicizzati dal motore per essere facilmente ricercati in rete.

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