Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2013 alle ore 18:27.

My24

Brutte notizie, del resto nell'aria da tempo, quelle che arrivano dal Rapporto Assinform 2013, lo studio annuale dell'Associazione aderente a Confindustria che riunisce le imprese dell'Information e Communications Technology. Sia informatica che telecomunicazioni chiudono infatti il 2012 in negativo, perdendo rispettivamente a valore il 4 e il 3,5 per cento per attestarsi a 16,9 e 39,8 miliardi di euro. Ad oscurare l'orizzonte delle aziende e dei 390mila addetti che operano in questo settore c'è inoltre un terzo dato in rosso, quello relativo al comparto aggregato (comprendente oltre al tradizionale Ict anche prodotti consumer, contenuti digitali e pubblicità online) del global digital market.

Per il 2013 rischio di ulteriore recessione
Su scala mondiale, questo il raffronto che mette dietro la lavagna il Belpaese, l'economia digitale è cresciuta fra 2011 e 2012 del 5,2 per cento, superando quota 4.200 miliardi di dollari (l'Europa contribuisce con circa 1,1 miliardi); in Italia l'ultimo bilancio parla di una flessione dell'1,8 per cento, per un fatturato di 68,1 miliardi di euro (cifra che rappresenta il 4,9 per cento del Pil nazionale), e non ci sono al momento segnali di un'inversione di tendenza nel breve termine se non intervengono - questo l'esplicito messaggio lanciato da Assinform - misure correttive a livello governativo.
Il 2013 rischia quindi di terminare con una frenata ancora più consistente della spesa in tecnologie e più precisamente del 5,8 per cento per quanto riguarda il segmento It e del 3,6 per cento relativamente all'universo digitale nel suo complesso. Se invece dovesse materializzarsi un cambiamento strutturale del quadro di riferimento – e quindi attuazione dell'Agenda Digitale, accelerazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, finanziamenti alle imprese, credito d'imposta per chi innova, incentivi per la ricerca e altro ancora – il tasso di decrescita del global digital market si fermerebbe all'1,5 per cento.

Boom per i device mobili e i servizi online
Lo scenario che descrive il Presidente di Assinform, Paolo Angelucci, è in altre parole poco confortante al cospetto di una corsa alla rivoluzione digitale non più prorogabile da parte del tessuto imprenditoriale italiano. I segnali del cambiamento in atto per la verità non mancano ma sono sostanzialmente legati a voci di consumo personali: tablet (che crescono del 69 per cento a 800 milioni di euro), smartphone (su del 39 per cento a 2,3 miliardi di euro), Smart Tv, musica digitale, ebook ed editoria online.
Web e mobile corrono, dando vigoria ai segmenti più direttamente legati a queste "tecnologie", mentre comparti più tradizionali, come quello del software e delle soluzioni applicative on premise (installate sui server aziendali e non fruite nella cloud), si fermano a una crescita del 2,4 per cento raggiungendo quota 5,3 miliardi di euro. A segnare l'avanzata del nuovo paradigma digitale anche l'aumento del giro d'affari per i prodotti e i servizi raggruppati nella categoria "Internet delle cose", che registra un salto in avanti anno su anno del 18 per cento sfiorando il tetto degli 1,3 miliardi di euro.

Imprese poco sensibili all'innovazione
Se però Angelucci parla di un contesto nazionale "ancora poco sensibile all'innovazione e in cui per un'impresa ogni nuovo investimento rappresenta un vero e proprio azzardo" è evidente che i problemi ci sono e non sono indifferenti. L'economia digitale fatica a decollare e il fatto che il settore dell'informatica abbia chiuso i conti in rosso per il quinto anno consecutivo per via della spinta verso il basso esercitato dalle componenti tradizionali (prodotti hardware in testa) è, in parallelo, l'aspetto forse più preoccupante della situazione.

Il rapporto Assinform »

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi