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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2013 alle ore 15:37.

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La moda più recente sono gli orologi, naturalmente intelligenti. Le tre grandi big dell'universo hi-tech hanno "scelto" il nuovo terreno dove confrontarsi dopo aver conquistato l'Olimpo nei device mobili. Gli esperti di marketing la chiamano segmentazione dell'offerta per ovviare alla saturazione di un determinato mercato. Più concretamente è l'ultimo filone che i giganti tecnologici hanno deciso di cavalcare per allargare i rispettivi bacini di utenza. E macinare nuovi profitti.

La "nuova" frontiera si chiama wereable computing, che poi tanto nuova non è in considerazione del fatto che da almeno 15 anni, tanto nei laboratori delle grandi multinazionali (Ibm, tanto per fare un nome) quanto in quelli di organizzazione scientifiche di respiro internazionale (come l'Ieee), si testano oggetti da indossare capaci di funzionare come un pc o un device digitale.

L'indiscrezione che vede Google al lavoro per dare vita a uno smart watch dotato di sistema operativo Android non è che l'ultimo segnale dell'evoluzione dei gadget pensati per un pubblico di massa. Dopo gli occhiali con la realtà aumentata e le scarpe intelligenti, a Mountain View hanno pensato bene di aggiungere un ulteriore elemento – l'orologio per l'appunto - per il corredo del perfetto essere digitale. I brevetti depositati di recente e relativi a un dispositivo dotato di schermo "flip-up" con interfaccia touch, motorizzato con un vero e proprio microprocessore e con a bordo un trasmettitore wireless vanno proprio in questa direzione.

Uno smart watch è anche nei piani a breve termine di Samsung. Di pochi giorni fa sono infatti le parole di Lee Young Hee, vicepresidente esecutivo della divisione mobile del chaebol coreano: "stiamo preparando da tempo i prodotti per il futuro e un orologio è sicuramente tra questi". Parole che ufficializzano, di fatto, la prossima discesa in campo di Samsung in questo settore e contemporaneamente l'ennesimo guanto di sfida lanciato alla grande rivale Apple.

Pochi però sanno che la multinazionale asiatica era praticamente pronta a buttarsi nell'avventura dei device digitali intelligenti da polso già nel 1999, quando ufficialmente comunicava le virtù del suo primo smart watch, il modello SPH-WP10. Non vide mai il mercato. Dieci anni più tardi un secondo orologio con capacità telefoniche, la serie S9110, vide addirittura il mercato (debuttò in Francia nel luglio del 2009, con un costo nell'ordine dei 450 euro) ma presto se ne persero le tracce.

Ora si parla di un fantomatico Galaxy Watch, gadget in rampa di lancio probabilmente nel 2013 e che dovrebbe fare proprie alcune funzionalità già presenti su smartphone e tablet. Qualcuno ipotizza che possa costare nell'ordine dei 200 dollari, e cioè un terzo del prezzo di listino che si ipotizzava nel 1999 per il primo smart watch targato Samsung.

Il primo orologio intelligente a vedere il mercato fra quelli messi in cantiere da Google, Samsung ed Apple è proprio quello della Mela, a cui pare stiano lavorando un centinaio fra designer ed ingegneri. Le voci che rimbalzano ormai da mesi in Rete dicono che l'iWatch sarà in grado di telefonare, verificare la posizione geografica del chiamante sulle mappe, dotarsi di sensori per monitorare i dati dello stato di salute dell'utente e sfruttare i comandi vocali della tecnologia Siri.

Per il momento il proscenio degli orologi intelligenti è di alcuni vendor semisconosciuti al grande pubblico, come Pebble, che si è inventata apparecchi capaci di connettersi via Bluetooth con iPhone e smartphone Android (per avvisare tramite vibrazione silenziosa di chiamate, messaggi ed email in arrivo) e in grado di essere utilizzati come Gps mobili in combinazione con apposite app. Tempo qualche mese/anno saremo (forse) tutti qui a parlare di chi frà i device indossabili di Apple, Samsung e Google sarà più bello e funzionale.

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