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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2013 alle ore 11:06.

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Sarà possibile creare piante più resistenti, avere frutti migliori, ridurre l'impatto delle malattie e degli sbalzi climatici. Gli sviluppi sono numerosi, resi concretamente realizzabili dalla scoperta della sequenza completa del genoma del pesco.

La ricerca, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature Genetics, vede tra gli artefici proprio i laboratori italiani, che hanno avuto un ruolo centrale nello studio avviato all'interno del progetto Drupomics finanziato dal ministero delle Politiche Agricole. Ad una prima bozza di sequenza si era arrivati nel 2010 ma questa volta il lavoro è totale, con l'identificazione di 230 milioni di basi disposte su otto cromosomi e un'accuratezza che supera il 99,9%.

In cabina di regia Ignazio Verde del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura - Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma, Michele Morgante dell'Istituto di Genomica Applicata e dell'Università di Udine, Francesco Salamini del Parco Tecnologico Padano di Lodi, Albert Abbott della Clemson University e Dan Rokhsar e Jeremy Schumtz del DOE Joint Genome Institute in California.

Lo studio, rilevante per l'Italia in quanto secondo produttore mondiale di pesche dopo la Cina, ha portato ad identificare 27.852 geni, numero paragonabile a quello ritrovato nell'uomo. Tra questi, 672 geni correlati non solo ai caratteri di qualità (maturazione, aroma, contenuto zuccherino), ma anche alla forma della pianta e del frutto. Una delle caratteristiche più interessanti è infatti legata al fatto che la famiglia delle rosacee, cui appartiene non solo il pesco, ma anche il melo, la fragola e il pero i cui genomi sono già stati sequenziati, presenta forme e frutti i più diversi: dagli acheni delle fragole pomi del melo, dalle drupe del pesco alle bacche del lampone.

"La disponibilità della sequenza genomica della specie rappresenta una pietra miliare per gli studi di genetica applicata", afferma Ignazio Verde ricercatore del CRA e primo firmatario del lavoro. "L'ampia panoramica dei geni e dei marcatori molecolari individuati renderà possibile l'utilizzo su larga scala della selezione assistita con marcatori - continua Verde - al fine di ottenere varietà migliorate nelle loro caratteristiche qualitative, con proprietà benefiche alla salute dell'uomo, per la loro adattabilità ai cambiamenti climatici e per la resistenza ai principali parassiti della specie con costi ridotti e in tempi più brevi".

"Il Parco Tecnologico Padano di Lodi – aggiunge Francesco Salamini, responsabile dell'Unità del Parco Tecnologico Padano e principale promotore del progetto Drupomics – continua, con il pesco, le collaborazioni al deciframento di genomi animali e vegetali. Risale infatti a soli pochi mesi fa la pubblicazione su Nature del genoma del suino dove, anche il quel caso, il Parco di Lodi ha dato il suo contributo. Si sottolinea il valore applicativo di queste iniziative che, in particolare nel settore vegetale, a livello internazionale vedono l'Italia in una posizione di rilievo".

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