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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2013 alle ore 16:48.
Sfruttando i dati di quattro anni di osservazioni del progetto Borexino, che utilizza gli impianti dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso per studiare i neutrini solari a bassa energia, il fisico italiano Gianpaolo Bellini, insieme a un gruppo di ricercatori, ha reso noto uno studio in cui si misurano i cosiddetti "geoneutrini", cioè i neutrini generati all'interno della crosta e del mantello terrestri a causa del decadimento di elementi radioattivi come il torio e l'uranio.
I neutrini, elusive particelle elementari prive di carica, sono uno dei canali attraverso cui gli scienziati cercano di ottenere notizie dall'Universo che ci circonda, e si moltiplicano i laboratori creati per individuare le tracce del loro passaggio. Ora però si sta aprendo un nuovo filone di ricerca: i neutrini sono utili non solo per conoscere meglio lo spazio profondo, ma anche l'interno del nostro pianeta.
Individuare un neutrino non è facile: come osservatori vengono usati enormi serbatoi di liquido, a loro volta posizionati sotto grandi quantità di roccia o acqua per schermarli dalla radiazione cosmica. I "geoneutrini" pongono una difficoltà in più, poiché la loro quantità è molto minore rispetto ai neutrini provenienti dallo spazio.
Misurare quantità e distribuzione dei geoneutrini permette di comprendere quanta parte del calore proveniente dall'interno della Terra (che è il motore di fenomeni geofisici quali la tettonica a placche e il campo magnetico terrestre) sia dovuta a tali processi di decadimento, e quanto invece sia calore primordiale accumulato nel passato. Un dato importante per predire quanto tempo impiegherà la Terra a raffreddarsi del tutto e divenire geologicamente inattiva. Secondo i ricercatori del laboratorio italiano, su 47 TeraWatt di potenza termica del pianeta, 18 sarebbero dovuti ai decadimenti nucleari. La ricerca
appare in contemporanea a quella pubblicata su Nature dai ricercatori del laboratorio giapponese KamLAND, in cui la potenza viene però stimata in 11 TW.
Per ottenere valutazioni più precise saranno necessari altri dati, che Borexino e KamLAND continueranno a raccogliere, mentre per il futuro si progetta la costruzione di nuovi osservatori specifici per l'individuazione di geoneutrini, come l'osservatorio sommergibile Hanohano proposto dall'Università delle Hawaii.
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