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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2013 alle ore 18:43.

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I rappresentanti dei 27 hanno trovato, due anni dopo la presentazione della proposta della Commissione, l'accordo per liberalizzare lo sfruttamento commerciale dei cosiddetti "open data", i dati non personali in possesso delle pubbliche amministrazioni. Lo ha annunciato la vicepresidente della Commissione europea, responsabile per l'innovazione digitale, Neelie Kroes. Secondo Bruxelles la svolta può generare attività economiche «per decine di miliardi di euro ogni anno». Perché la norma sia operativa, è ancora necessario il voto del Parlamento europeo.

«Aprire i dati pubblici - ha detto Kroes - significa aprire opportunità di business, creare posti di lavoro e costruire comunità». Tra i sostenitori del movimento a favore degli Open Data c'è «l'Open Data Institute» britannico, creato dall'inventore del web Tim Berners-Lee e dal professore di informatica Nigel Shadbolt.

Al momento della presentazione della revisione della legislazione europea sulla gestione dei dati in possesso delle pubbliche amministrazioni, nel dicembre 2011, la Commissione proponeva di consentire il riutilizzo delle informazioni per dare impulso al settore che si occupa della trasformazione di dati grezzi in materiale da cui dipendono centinaia di utilizzatori delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione: ad esempio applicazioni per gli smartphones, quali mappe, informazioni in tempo reale sul traffico e le condizioni meteo, strumenti di comparazione dei prezzi, ecc. I dati, in linea di principio, dovranno essere messi a disposizione gratuitamente se non tutelati da diritto d'autore. Tra i dati sono inclusi quelli di biblioteche, musei e archivi nazionali.

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