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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2013 alle ore 12:28.

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In un periodo di montagne russe per i Bitcoin sale sul palcoscenico la piattaforma Ripple: include una moneta digitale, i Ripple, e un'architettura per gestire transazioni in valute reali. A costruirla è stata la startup OpenCoin che prevede di regalare quote del conio virtuale per ampliarne la diffusione. Si tratta di un'iniziativa ancora ai primi passi. Che prova a risolvere alcuni limiti dei Bitcoin.

La velocità
Ripple è una piattaforma decentralizzata: adopera un network di database distribuiti in differenti località geografiche nel mondo. A differenza dei Bitcoin ha registri chiamati Ledger per monitorare gli scambi che contribuiscono al completamento delle operazioni entro pochi secondi, quando invece i Bitcoin possono richiedere minuti per concludere una transazione oppure anche ore nel caso di pagamenti, a causa della catena di validazioni necessaria a garantirne la sicurezza. Inoltre Ripple è open source come Bitcoin: significa che una comunità di sviluppatori software può apportare modifiche e condividerle secondo le regole previste dalle licenze di utilizzo.

Il nuovo cripto-conio
I Ripple somigliano molto ai Bitcoin: sono monete digitali, hanno come simbolo Xrp e sono protetti da misure di sicurezza tali da evitare la duplicazione e la falsificazione attraverso, ad esempio, funzioni di hash crittografico e meccanismi di convalida che, semplificando, tracciano la storia di ogni singolo conio digitale in modo da impedire frodi. Per ogni transazione è prevista una microscopica fee: lo scopo è di ridurre il rischio di operazioni speculative. Ripple punta a costruire inoltre una piattaforma peer to peer destinata ai pagamenti. Consente di inviare e ricevere euro, dollari, yen oltre a Ripple e Bitcoin. Ha accordi con terzi esterni per conversioni in altre valute.

La scommessa di OpenCoin
A progettare il protocollo informatico che abilita l'esistenza dei Ripple è stata una startup, OpenCoin: ha stabilito che le monete digitali saranno in totale 100 miliardi. Sono già state generate tutte e una parte verrà distribuita in seguito. I Bitcoin, invece, hanno un limite fisso di 21 milioni di unità, verranno creati gradualmente fino al 2140 e per ottenerli, quando vengono rilasciati in blocchi, è necessario avere potenti reti di server che consentono le operazioni di mining. Poi successivamente possono essere scambiati sui spazi come Mt.Gox o Bitcoin-Central.
I fondatori di OpenCoin sono volti noti nelle community dell'open source. L'amministratore delegato è Chris Larsen e ha varato, tra gli altri, il progetto Prosper di peer to peer lending. Jed McCaleb ha il ruolo di chief technology officer: aveva costruito la rete p2p eDonkey per il file sharing e ha lanciato Mt.Gox. Hanno da poco concluso un round di finanziamento da parte di angel investors e fondi di venture capital.

I voli delle cripto-monete
Per i Bitcoin è un periodo di turbolenze: nelle ultime ore il loro prezzo continua a fluttuare. Il mercato di Mt.Gox ha ricevuto attacchi informatici con picchi da 80 Gigabit per secondo che hanno impedito l'accesso degli utenti. E sono arrivati sotto i riflettori i primi investitori famosi: si tratta dei gemelli Cameron e Tyler Winklevoss che in precedenza hanno ingaggiato una lunga battaglia giudiziaria con Mark Zuckerberg, numero uno di Facebook. Hanno dichiarato al New York Times di possedere circa 11 milioni di dollari in Bitcoin, quando giovedi il prezzo era di 120 dollari per ogni conio della moneta digitale. Nel momento in cui viene scritto questo articolo su Mt.Gox i Bitcoin sono scambiati a 108,93 dollari.

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