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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 19:14.
I 30 anni compresi fra il 1971 e il 2000 sono stati probabilmente i più caldi degli ultimi 1.400 anni: è quanto mostra lo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience e coordinato dall'americano Darrell Kaufman, della Northern Arizona University. Al lavoro hanno partecipato anche tre ricercatori italiani: Martina Braida e Barbara Stenni dell'università di Trieste e Mirko Severi dell'università di Firenze. In tutto hanno preso parte al lavoro 70 autori, che hanno analizzato circa 500 dati relativi alle variazioni della temperatura sul pianeta negli ultimi due millenni.
È il primo lavoro così ampio condotto a livello globale e considerando un periodo di tempo così lungo. La ricerca non chiarisce le cause del perché questi 30 anni siano stati così caldi: "Non possiamo dire nè che la causa sia legata alle attività dell'uomo, nè che non lo sia", scrivono i ricercatori. Nell'arco degli ultimi due millenni ci sono stati comunque periodi più caldi, come quello che si è verificato in Europa fra il 21 e l'80 dopo Cristo.
Dalla stessa ricerca emerge, a sorpresa, che periodi come il 'Grande caldò del Medio Evo e la 'Piccola Era glacialè fra '600 e '700 sono stati fenomeni regionali e non globali, come si riteneva finora. Le temperature, infatti, non variano in modo uniforme in tutte le regioni e sulla stessa scala temporale. Per esempio, il grande caldo del Medio Evo ha riguardato l'emisfero Nord dall'830 al 1100 e solo più tardi (dal 1160 al 1370) Sud America, Asia e Australia. La transizione ad un periodo più freddo, poi, è iniziata nell'Artico,in Europa e in Asia per estendersi in seguito al Nord America e all'emisfero Sud. Dopo questi picchi "vi è stato un generale trend di raffreddamento, durato fino alla fine del XIX secolo. Ha fatto eccezione il continente antartico, dove il fenomeno è stato più attenuato. In seguito il riscaldamento ha toccato tutto il pianeta - ha spiegato Severi -. Abbiamo scoperto che i periodi più freddi corrispondo ad una diminuzione dell'attività solare e a un aumento dell'attività vulcanica, che con l'emissione di aerosol nell'atmosfera blocca la radiazione solare". Entrambi questi fattori, secondo il ricercatore, hanno un ruolo più importante di quanto si ritenesse.
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