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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2013 alle ore 17:16.

Uno stop che se continuasse metterebbe a rischio investimenti fino a 10 miliardi di euro. Assotelecomunicazioni-Asstel, l'associazione confindustriale delle imprese della filiera delle Tlc, lancia l'allarme sulla mancanza del regolamento per gli scavi necessari alla posa della fibra ottica. Un regolamento per semplificare procedure e ridurre i tempi previsto dal decreto Crescita 2.0, che sarebbe dovuto arrivare entro la fine di aprile, ma che ancora non ha visto la luce.
Certo, le otto settimane trascorse dopo le elezioni prima di arrivare alla formazione di un Governo hanno inciso. Ora che l'inquilino di Palazzo Chigi c'è, per sbrogliare questa matassa oggetto della denuncia delle imprese italiane delle tlc si dovrà però trovare la quadra e gestire le posizioni differenti del ministero dello Sviluppo e di quello dei Trasporti. Oggetto del contendere sono le minitrincee di scavo, dove far passare la fibra ottica, previste nella bozza di regolamento predisposta dal ministero dello Sviluppo e in sostanza bocciate dal ministero dei Trasporti "soprattutto per l'opposizione dell'Anas", si legge in una nota di Assotelecomunicazioni-Asstel. Al no dell'operatore - per motivi tecnici non precisati, ma forse legato a questioni di costi per il ripristino degli interventi - si aggiungono, secondo l'associazione, «i timori dei Comuni, espressi recentemente dall'Anci, che chiedono la condivisione preventiva del regolamento».
«Purtroppo sta prevalendo la logica di conservazione di proprie prerogative e situazioni di vantaggio invece dell'interesse generale, che oggi si identifica con l'urgenza di dotare il Paese di infrastrutture di telecomunicazioni innovative, rispettando gli obiettivi dell'Agenda digitale europea», sottolinea Cesare Avenia, presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel. «Nessun operatore – aggiunge Avenia - pensa di dover dar luogo a una giungla di scavi senza controllo, ma anzi il regolamento nasce dall'esigenza di facilitare la rapida posa in opera della nuova rete, secondo le modalità meno invasive, a minor impatto ambientale e meno onerose, come avviene appunto con le minitrincee. Questa dovrebbe essere la principale preoccupazione delle istituzioni coinvolte, non quella di porre paletti».
«Se lo sviluppo delle reti Tlc è l'asset strategico su cui innescare anche in Italia, come sta avvenendo nei principali paesi, una nuova fase di crescita dell'economia - conclude il presidente di Asstel - allora va fatta una scelta di fondo rispetto alla quale vanno calibrare il peso delle diverse istanze. E in questo caso l'obiettivo, per tutti, non può che essere quello di emanare una norma agile, semplice, che stabilisca tempi dei permessi certi e standard tecnici e autorizzativi valevoli per tutto il territorio nazionale».
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