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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2013 alle ore 14:47.

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In Europa, nel campo delle università e della ricerca, solo il 18% delle posizioni di leadership è ricoperto da donne, nonostante la forte presenza e partecipazione femminile nei progetti più rilevanti. Insomma , nonostante alcuni progressi, la scienza rimane istituzionalmente sessista. E le scienziate ancora oggi rispetto ai colleghi maschi, hanno una retribuzione inferiore, vincono meno borse di studio, faticano a ritagliarsi posti di prestigio nelle istituzioni scientifiche.

Perché la scienza non è riuscita ad affrontare le questioni di parità di genere? E, soprattutto, com'è possibile contribuire alla valorizzazione della presenza femminile nel mondo della scienza? È questo il tema del sondaggio, il secondo di una serie di domande lanciato da Atomium Culture sotto l'egida della Commissione europea, per valutare l'interesse e la partecipazione dei cittadini europei in campo scientifico.

La questione della "disparità di genere" non riguarda comunque solo il Vecchio Continente. Addirittura nella mecca dell'innovazione, nella Silicon Valley, le donne (ma anche ispanici e neri, a dire il vero) in quanto a partecipazione a eventi di rilievo, scarseggiano. A dirlo è Vivek Wadhwa, vice presidente Ricerca e innovazione alla Singularity University che aggiunge: "Le donne già nell'infanzia vengono scoraggiate a diventare ingegneri e scienziati, poi devono misurarsi con le discriminazioni dettate da una società a prevalenza maschile, e infine con gli stereotipi adottati degli investitori quando si tratta di elargire finanziamenti".

Insomma, la parità di genere è ancora lontana con "un incredibile spreco di talenti" ha sottolineato Maire Geoghegan-Quinn, commissario europeo per la ricerca, l'innovazione e la scienza, di fronte ai dati sulla realtà europea. Basti dire che la metà dei dottorandi sono donne, ma solo un quinto è professore ordinario e quando si tratta di posti che riguardano la leadership nelle istituzioni la realtà è ancora più cupa, perché una donna su sei arriva in cima.

Nonostante siano state messe in atto negli ultimi anni regole antidiscriminatorie e le opportunità di carriera dei ricercatori siano migliorate, il rapporto tra i sessi è rimasto quasi invariato, e gli uomini restano seduti nei posti chiave. Una delusione per un sistema che a questo punto ha bisogno di ulteriori interventi per livellare il campo di gioco.

Lo stesso Nature, in occasione dell'8 marzo, aveva dedicato un numero speciale alle donne nella scienza, anche in memoria di Maxine Clarke, la giornalista che per 28 anni ha difeso proprio su Nature i più elevati standard scientifici e che troppo spesso è stata l'unica a chiedersi: "dove sono le donne?".

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La domanda precedente: l'educazione alla scienza.
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