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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2013 alle ore 08:20.

Dall'animazione digitale ai big data il passo può essere breve: Pat Hanrahan ha contribuito a fondare Tableau Software dopo aver varato alcuni anni prima un'altra startup, la Pixar. Un suo allievo all'Università di Stanford, Chris Stolte, aveva scelto una tesi di laurea sulla visualizzazione dei dati. La ricerca è diventata la piattaforma Polaris. E insieme hanno lanciato uno spinoff accademico con un terzo socio, Christian Chabot.
Potevano restare in California, ma hanno preferito il trasferimento in una città a elevata concentrazione di imprese innovative, Seattle, per avviare la loro startup che esplorava tecniche di rappresentazione dei dati e di business intelligence. Era il 2003 e avevano anticipato i tempi. Ma il mercato ha confermato la loro fiducia. Durante l'anno scorso il fatturato di Tableau Software è aumentato rispetto al 2011 del 104,6% a 127,7 milioni di dollari: il 70% deriva da licenze e il 30% dall'assistenza. E sbarca in Borsa dove il confronto è con rivali come Actuate, MicroStrategy, QlikView, Splunk. A trainare le richieste da parte delle aziende sono i big data. Secondo la previsione di Idc entro i confini delle imprese le informazioni strutturate raddoppieranno ogni due anni.
Anche in Italia gli atenei sono fabbriche di startup capaci di incoraggiare una cultura data driven. È dall'Università di Perugia che parte la storia di Vis4: ha costruito piattaforme per la visualizzazione di big data grazie agli studi in ambito accademico del team guidato da Giuseppe Liotta, professore ordinario di Ingegneria informatica nell'ateneo del capoluogo umbro. Molte startup hanno radici in lunghi percorsi di ricerca scientifica come SpazioDati di Trento Rise che ha il supporto della Fondazione Bruno Kessler e dell'Università di Trento.
I big open data alimentano in Europa una filiera in espansione sostenuta dai programmi di Agenda digitale della Commissione europea che hanno ispirato in Italia l'Agenda digitale. Il patrimonio di informazioni custodito da aziende e istituzioni pubbliche si riversa in archivi di dati aperti che possono essere accessibili quasi in tempo reale, come nel caso della mobilità urbana per il trasporto pubblico su rotaia o su gomma.
A Londra ha debuttato l'Open Data Institute: ha tra i fondatori Tim Berners-Lee, inventore del World wide web, e supporta giovani imprese innovative che puntano sulla valorizzazione dei dati aperti. Placr, ad esempio, progetta Api (Application programming interfaces) destinate al trasporto pubblico locale. La visione di Tim Berners-Lee è di coltivare lo sviluppo civico delle comunità attraverso la diffusione di una cultura data driven favorita dalle startup. In Europa sulla mobilità urbana è stata la città di Helsinki a fare da apripista nel riutilizzo delle informazioni attraverso il design di applicazioni creative varate da un ecosistema di startup.
Negli Stati Uniti la Knight Foundation è tra i principali centri impegnati nell'elaborazione di una cultura data driven di civic media. Ha finanziato Open Elections per costruire un unico archivio sul web di dati elettorali. Tra i primi a intuire le opportunità dei big open data era stato Adrian Holovaty con la community di EveryBlock: aveva chiesto agli enti locali negli Usa di condividere le banche dati quando la parola "open data" era conosciuta soltanto in nicchia ristretta. Ma il vento è cambiato. Di recente un executive order del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha semplificato il rilascio di dati aperti nella pubblica amministrazione nazionale. E i primi due giorni di giugno negli Usa saranno dedicati al National Day of Civic Hacking per coinvolgere gli sviluppatori software in progetti di civic data.
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un mercato in espansione
28 mld La spesa It (in dollari) globale sui big data (di cui 23,5 miliardi in servizi) nel 2012
1.000 mld Il valore economico (in euro) di big data nel 2020 in Europa (Fonte: Bcg)
4,4 mln Posti di lavoro diretti creati da big data nel mondo da qui al 2015 (Gartner)
Ai big data ha dedicato la copertina La Vita Nòva (nell'illustrazione qui in alto) nel dicembre scorso. Il magazine progettato e disegnato per iPad dalla redazione di Nòva24 ha proposto un viaggio nel mondo nato dall'esplosione dei dati.
La Vita Nòva ha vinto un premio agli Oscar del Design grafico a New York. In particolare l'i-magazine ha vinto la medaglia d'oro nella categoria Tablet App: data visualization.
http://www.ilsole24ore.com/lavitanova

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